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Non basta una legge, l'unico modo per combattere la violenza è porre fine alla disuguaglianza: analizzando, visibilizzando, decostruendo, denunciando e apprendendo insieme.

Creato il 10 agosto 2013 da Gianna

Non basta una legge, l'unico modo per combattere la violenza è porre fine alla disuguaglianza: analizzando, visibilizzando, decostruendo, denunciando e apprendendo insieme. Approfittando della calura estiva che rende tutti un po’ più disattenti, giovedì scorso il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge , che, in quanto tale, è immediatamente attuativo, anche se dovrà essere approvato dal Parlamento entro 60 giorni, intitolato “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province”. Tale decreto costituisce un vero e proprio “pacchetto sicurezza” ed è stato presentato con toni entusiastici come strumento di tutela delle donne che il decreto pensa come “soggetti deboli” e bisognosi di tutela. (A tale proposito, vale la pena di vedere integralmente la conferenza stampa, anche per farsi due risate sulle scarse capacità oratorie di Alfano. Ad un certo punto parla di “anni di sperimentazione dello stalking”……….il governo sperimenta lo stalking?). Insomma, una serie di misure che, agli occhi dell’opinione pubblica, potrebbero apparire come frutto di un nobile intento ma che, in realtà, dimostrano ancora una volta come il tema della violenza contro le donne venga utilizzato strumentalmente ai fini delle politiche securitarie e repressive. E se, nel passato, alcuni orribili stupri erano stati utilizzati come volano per promuovere legislazioni restrittive e razziste contro gli immigrati, ora il governo, dietro il paravento della prevenzione e della repressione di tali violenze, cerca di far passare norme che reprimono le forme più forti e vitali di mobilitazioni politiche e sociali di questo periodo: prima tra tutte, ovviamente, la lotta contro il Tav in Valsusa. Comunque, fingiamo che non sia una scusa e cerchiamo di pensare positivo considerandoli provvedimenti che indicano perlomeno un coinvolgimento maggiore del governo per il contrasto alla violenza di genere. Dispiace però non trovare alcun riferimento riguardo alla presa in carico degli uomini autori di comportamenti violenti. Sono convinta che, quando si parla di prevenzione della violenza di genere, non sia possibile non occuparsi anche degli autori di questa violenza. E’ importantissimo proteggere le vittime e sostenerle in ogni modo, così come è fondamentale punire il reato, ma si tratta di interventi a posteriori, quando la violenza è già stata commessa o reiterata troppe volte. Bisogna emancipare le donne, ma bisogna lavorare anche con gli uomini, altrimenti la lotta sarà vana. Ma quello che è veramente necessario è un cambiamento sociale e culturale, economico e sentimentale. L'amore non può basarsi sulla proprietà privata e la violenza non può essere uno strumento per risolvere i problemi. La violenza è un elemento strutturale delle nostre società disuguali, per cui è necessario che l'amore non si confonda con il possesso, così come la guerra con gli "aiuti umanitari". In un mondo in cui si usa la forza per imporre mandati e controllare le persone, dove si esalta la vendetta come meccanismo per la gestione del dolore, dove si utilizza la punizione per correggere le deviazioni e la pena di morte per confortare gli addolorati è sempre più necessario che impariamo a volerci bene. E' fondamentale capire che l'amore si deve basare sul “buon trattamento” e l'uguaglianza, ma non soltanto verso il coniuge, anche nei confronti dell'intera società. E' essenziale stabilire relazioni egualitarie, nelle quali le differenze servano ad arricchirci reciprocamente, non per sottomettere gli uni agli altri. E' fondamentale potenziare le donne per non vivere assoggettate all'amore, così come è essenziale insegnare agli uomini a gestire le proprie emozioni, perché possano controllare la loro ira, la loro impotenza, la loro rabbia, la loro paura e perché capiscano che le donne non sono oggetti di proprietà, ma compagne di vita. Le leggi, pur se importanti, non possono ottenere alcunché se non sono accompagnate da un cambiamento nelle nostre strutture emotive e sentimentali. Perché ciò sia possibile dobbiamo cambiare la nostra cultura e promuovere altri modelli che non si basino sulle lotte di potere per dominarci o sottometterci. Altri modelli femminili e maschili che non si fondano sulla fragilità delle une e sulla brutalità degli altri. Dobbiamo imparare a rompere con i miti, a dialogare, a godere della gente che ci accompagna nel cammino, a unirci e separarci in libertà, a trattarci con rispetto e tenerezza, ad assorbire le perdite e costruire buone relazioni. Dobbiamo rompere i cerchi del dolore che ereditiamo e riproduciamo inconsciamente e dobbiamo liberare le donne e gli uomini e coloroche non sono né l'una né l'altro, dal peso delle gerarchie, della tirannia dei ruoli e dalla violenza. Dobbiamo lavorare molto perché l'amore si espanda e l'uguaglianza sia una realtà, ma al di là dei discorsi. Il modo migliore per combattere la violenza è porre fine alla disuguaglianza e al machismo: analizzando, visibilizzando, decostruendo, denunciando e apprendendo insieme.

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