Non Buttiamoci Giù - La Recensione

Creato il 19 marzo 2014 da Giordano Caputo
Quattro aspiranti suicidi decidono di farla finita la stessa sera di capodanno gettandosi dall'ultimo piano dello stesso palazzo di Londra. Nessuno conosce l'altro, e l'incontro surreale, inaspettato tra loro, oltre a smorzare i primi intenti depressivi, li unisce come una famiglia portandoli a stingere un patto sotto il quale ognuno prometterà di rimandare il terribile gesto al giorno di San Valentino, sperando che, nel frattempo, le loro esistenze possano avere modo di migliorarsi.
Come facilmente intuibile la tematica posta alla base di "Non Buttiamoci Giù" è la vita, analizzata chiaramente dal suo lato più amaro, complicato, ostico. La pellicola diretta da Pascal Chaumeil - tratta liberamente dal romanzo di Nick Hornby - affronta infatti l'argomento meglio farla finita per allontanarsene subito e andare quindi a scardinare debolezze, paure e sensi di colpa che spesso portano l'essere umano a voler mollare qualunque cosa e a chiedere il conto. Il canovaccio preparato da Jack Thorne allestisce ciò con uno spirito dolce amaro, appoggiandosi ad un cast corale in grande spolvero, che benissimo sa adattarsi alle oscillazioni ironiche e drammatiche che muovono l'ago della bilancia repentinamente da un'opposto all'altro. Dal canto suo Chaumeil è chirurgico, non affonda mai troppo la lama in una direzione specifica, esplicitando la volontà dell'opera di volersi esprimere a tutti gli effetti sfruttando i tratti diversissimi che compongono i suoi protagonisti ma senza rischiare di risultare troppo indigesta o malinconica e né tantomeno superficiale o banale.
E se vogliamo, sotto questo aspetto, il compitino potrebbe considerarsi anche parzialmente superato: il messaggio inviato arriva ed arriva ben chiaro. A restare filtrate nella rete tuttavia sono le emozioni e lo spessore ridotto dei protagonisti, inquadrati sempre con un filo eccessivo di genericità, la quale a volte sconfina larga minando persino lo sviluppo della trama: basti pensare all'apparentemente futile ma importantissimo musicista in panne affidato ad Aaron Paul. La sottotrama che lo riguarda è volontariamente celata e preservata per essere giocata come asso nella manica durante la scoperta delle carte finale, eppure il non averlo seguito da vicino e a fondo, come accade per i suoi colleghi, è un inciampo che "Non Buttiamoci Giù" sconta e paga clamorosamente, specie quando ammette di volersi aggrappare proprio a lui per comporre la chiusura di un cerchio, a quel punto scarico e mai davvero definito.
L'impegno, o la destrezza (?), utilizzati per evitare di cadere esageratamente nel dramma o colpevolmente nell'ironia impediscono a Chaumel di spaccare dunque un centro ben più importante e grande di quello dell'equilibrio che, al contrario, cerca (con successo) di non perdere mai di vista per tutto il film. Questo rende "Non Buttiamoci Giù" un occasione tendenzialmente persa, a cui non vale la pena nemmeno di denunciare alcune falle di sceneggiatura e di cui ci si dimentica subito, non appena il volo intrapreso dall'alto si conclude su di una superficie gommosa e ravvicinata abbastanza da eliminare addirittura l'ebbrezza ricercata del volo.
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