Non buttiamoci giù – Recensione
Il celebre scrittore inglese Nick Hornby ha firmato un altro romanzo che è stato trasposto al grande schermo, Non buttiamoci giù – come al solito il titolo originale è, quantomeno, un pelino più affascinante, A long way down – dopo i famosi Febbre a 90, Alta fedeltà, About a boy. Nick Hornby ha anche firmato la sceneggiatura di An education, molto applaudito e candidato al Premio Oscar, e, recentemente è stato riadattato un suo racconto, E’ nata una star?, al cinema italiano, film con Luciana Littizzetto e Rocco Papaleo.
Non buttiamoci giù è la storia comica e, a tratti, commovente di quattro disgraziati che – chi per una cosa, chi per l’altra – decidono di farla finita proprio il giorno di capodanno, in cima al grattacielo di Londra più famoso proprio per l’alta densità dei suicidi.
I protagonisti – Pierce Brosnan, la bravissima Toni Colette, Aaron Paule (proprio Jess Pinkman della serie televisiva Breaking Bad) e Imogen Poots – sono feriti dalla vita, stanchi e pronti all’estremo passo, ma ritrovandosi tutti nello stesso posto, un po’ per pudore, un po’ forse per un’ancestrale desiderio di sopravvivenza, alla fine di una serata sgangherata decidono di resistere fino a San Valentino, stilando un patto sul retro di una lettera di addio.
Pierce Brosnan, presentatore famoso, caduto in miseria, Toni Colette, madre di un ragazzo colpito da un forte handicap, Imogen Poots, spiantata figlia di un politico, la cui sorella è scomparsa e Aaron Paule, giovane musicista che consegna le pizze, possono persone così diverse diventare amiche e salvarsi la vita?
Da un’idea molto carina e sicuramente connotata da uno stile british, nasce una pellicola un po’ scarna e priva di un ritmo uniforme. Le poche battute davvero comiche sono smorzate dal contesto, e la commozione è invece smorzata dai toni.
E’ un film non pienamente riuscito, dunque, quello che è uscito nelle sale italiane il 20 marzo. Un film che non ha pienamente compreso la sua vocazione e che stenta ad ingranare veramente.
Nonostante di per sé i personaggi siano buffi e anche ben delineati, è proprio lo svolgersi della vicenda che non convince, regalando una particolare sensazione di straniamento, ma mi sono perso qualcosa?, quando in realtà il problema è che la struttura convince poco.
In conclusione è un film divertente, con momenti davvero di grande dolcezza, affidati a Toni Colette, e di sana allegria – Pierce Brosnan con quella costante aria da agente segreto, fa la sua parte – ma che sfortunatamente non ingrana.