Non c’e’ Crisi che tenga, per l’industria del Gioco

Da Weesh_growing_ideas @Weesh_web

E’ maschio, risiede al centro-sud ed ha un’eta’ compresa fra i 25 ed i 44 anni. E’ l’identikit del giocatore on line diffusa dall’amministrazione dei monopoli di Stato. Ma il fenomeno dello “scommettere” e’ assolutamente trasversale: non c’e’, infatti, distinguo di ceto sociale (i ricchi ci provano prevalentemente in borsa o al casino’, i poveri si affidano alle lotterie), ne’ di sesso (le donne in percentuale rischiano di meno, ma quelle “malate” di gioco sfiorano spesso il parossismo). Purtroppo neppure di eta’, perche’ molti minori si fanno attrarre dalla spirale del facile guadagno, che nella cruda realta’ si dimostra mero sogno fallace.

Gli italiani, dunque, sono sempre piu’ poveri, ma i soldi per il gioco riescono comunque a trovarli ed, assai pericolosamente, affidano alla sorte la scelta fra un destino sempre piu’ gramo e la chimerica svolta apocalittica. Anzi, paradossalmente, maggiore e’ il grado di disperazione economica in cui si versa, piu’ elastica e’ la voglia di rischiare il salto nel buio. A qualcuno – e’ chiaro – la grande fortuna capita, ma la cosa va a scapito di un esercito di perdenti, tra cui molti segnano passivi esorbitanti. Di ogni euro bruciato, tornano indietro – tutt’altro che uniformemente – circa 70 centesimi di vincita.

Lotto, superenalotto, scommesse legate alle manifestazioni sportive, lotterie, gratta e vinci, poker on line, slot machine ed altre infinite diavolerie.

In Italia il gioco d’azzardo coinvolge fino al 70-80% della popolazione adulta; quasi 80 miliardi di euro spesi nel 2011 (lo Stato per l’istruzione spende circa 50 miliardi all’anno e gli italiani per mangiare non piu’ di 130 miliardi) in cerca della dea bendata, con un trend che nel primo trimestre dell’anno in corso segnala un preoccupante +25%; primo posto in Europa e terzo nel mondo fra i paesi che spendono di piu’; poco meno di un milione di persone dipendenti del gioco d’azzardo ed altrettanti sull’orlo di tale baratro; 1.250 euro annui di spesa pro capite. Numeri da rabbrividire e che fanno capire come per l’industria del gioco d’azzardo non ci sia crisi che tenga e che, al contrario, quella che e’ ormai la terza impresa italiana attraverso la crisi si alimenti.

Una sabba sfrenato, in cui sguazza la malavita, che s’impossessa dei soggetti piu’ deboli, fra cui tanti giovani. Secondo alcune stime, migliaia di ragazzi, grazie ad internet, giocano in pratica senza soluzione di continuita’.

A cosa puo’ servire uno spot che ci invita a “giocare responsabilmente?”.

Francesco Rella @Fallosapere