Solo la notte traccia il vuoto
tra la parola che sussulta
e quella che sprigiona.
In mezzo sei tu,
con le tue guance chiare
lasciate andare al tempo.
Sei nei pensieri che ti ho dedicato
sperando di stancarli
ma non è servito.
Sei nei muscoli sguainati dei polpacci,
che servono ancora al cammino
lontano, che ti vuole.
Sei nella mano che trema,
che provo a consolare,
ma trema.
Sei dove non s’interrompe
la lingua e dove
bruscamente frena.
Non mi eri caro: mi sei caro,
in un affetto indeclinabile
che non concede attese né rimpianti.