Un’immagine bella, un sorriso che regala speranza anche dove di speranza se ne trova poca. Vivere in un campo profughi, in Austria o in Libano, non è comunque divertente, sentirsi inchiodato in una realtà non propria, senza una lingua comune, scaraventati lontano da tutto quello che conoscevano prima e che, molto probabilmente, non esiste nemmeno più.
Una bella immagine, un gesto felice e semplice sia per i pompieri che l’hanno compiuto che per i bambini, liberi per un giorno di giocare e di sentirsi come i loro coetanei.
Mi direte: “Ok, e quindi?”
E quindi sui social è scattata la cattiveria umana, spesso nascosta da nickname e da finti acronimi. Come? Non ho fatto gli screenshot per decenza (e anche mancata voglia, lo ammetto), ma ve li riporto integralmente, spero vi fiderete.
Che possa il mio disgusto essere il vostro.
“Bella foto, ma poi diventano grandi ed entrano nelle case a rubare”
“Ci dovrebbero spruzzare un po’ d’arsenico insieme all’acqua, allora sì!”
“Pensate anche ai pensionati”
“Siete buonisti del cazzo”
“Vi meritate che vi stuprino tutte, puttane comuniste che non capite niente"
“Ora mettete mi piace, ma quando vi verranno a rubare in casa che farete?”
“E ai disoccupati italiani chi li rinfresca?”
“Tanto l’acqua non la pagano loro”
“Questa ride, mentre tanti italiani non c’hanno più un cazzo da ride”
Ma la più bella è: “E i pompieri quando ci vanno a rinfrescare i vecchi del centro anziani?” Mi sono trovata a dover rispondere: “Spero mai, perché se agli anziani gli spruzzi l’acqua con la pompa mentre passano col deambulatore magari gli rompi un femore. Non è meglio un ventilatore?”
E via andando.
Ora, posso dirlo che non ce la faccio più?
Posso dirlo che la mia fiducia nell’umanità vacilla? Che ci meritiamo l’estinzione, l’eruzione di un vulcano, una brutta morte?
No, sta brutto. Non siete convinti? E allora beccatevi questa. Bello vedere un che mette nella sua foto del profilo un bambino scrivere che se una bimba siriana muore perché le hanno buttato l’insulina è una in meno da mantenere?
Basta.
Voglio diventare un gatto.
Un cane.
Un pappagallino.
No, un pappagallino no, che puzzano.
Azz… sono diventata razzista pure io!