Non chiamatela estate

Da Trentinowine

[Manuale di Immersione - Paola Attanasio]

di Giuliano Fago Golfarelli – Non sono affatto d’accordo con Cosimo che dice che da noi l’estate è “sonnacchiosa”. Lo è per chi va sulla riviera adriatica, a S. Cristoforo (se può) in Costa Smeralda, se può di più. L’estate non è mai sonnacchiosa per le aziende e per la pubblica amministrazione. Per le aziende (piccole o grandi, siamo al quasi secondo quadrimestre finanziario, produttivo e commerciale che si concluderà alla fine di agosto) per la PA siamo ai programmi da fare e realizzare, ovviamente rimandati a settembre come è noto. Il marketing ha come sua base le sensazioni, le fluttuazioni, le speranze del mercato, consumatore per consumatore, compresa la distribuzione organizzata. Ecco che dalle colonne delle lettere al direttore dell’Adige giunge un piccolo segnale, grande quanto una casa – in data 27 luglio 2013.   Melinda e la Val di Non «snobbano» il Trentino

Mi trovavo qualche settimana fa in Versilia e un giorno mi sono recato a fare la spesa al supermercato. Tra i frutti in mostra c’erano pure le nostre mele «Melinda». Per abitudine ma anche per sano spirito di appartenenza, ne ho messo

una confezione nel carrello. Arrivato alla cassa, la cortesia e la loquacità della cassiera mi hanno spinto a dire orgoglioso che quelle mele provenivano da dove venivo io, cioè dal Trentino. «Dal Trentino? – ha esclamato stupita la cassiera -. Chissà perché pensavo fossero della Valle d’Aosta.

Del resto, da noi sono conosciute solo come mele coltivate in Val di Non e nulla per la verità si dice del Trentino sulla famosa etichetta».

È vero, ho pensato, tanta pubblicità ………

Questo gentile signore, Maurizio Panizza, nelle considerazioni che seguono fa un efficace spaccato e sintesi del tempo perduto.

Cioè : Val di Non (cos’è e dove sta) , Trentino (connotazione ancora simile a Trento e Trieste unite dal Ponte di Bassano – 1915 /1990), Melinda, ma sì proprio lei, promossa con sbarbine in bicicletta, marchio che dice poco perché non ricordo più che fine abbia fatto la Concopra e gli altri.

Una comunicazione fratturata, sezionata, vallizzata, fatta a fette per settori economici: uno strudel da far riflettere un po’ molto.

Cosa vogliamo farci siamo ormai parte della Valle Aosta e dei grandi tunnel. Ma se le mele, con buoni investimenti e grandi bunker save energy, si vendono così, mi chiedo e i vini Trentini dove sono e si trovano?

In una “cave”, senza pubblicità (che visti i tempi potrebbe andar bene…) ma senza Comunicazione alcuna. Vuoi vedere che il Nosiola una fanciulla al banco dirà che lo fanno in Cina o in Veneto?

Oltre che con Cosimo e la sua pausa estiva non sono d’accordo con le “cantinette” che scrivono che tutto va bene, da noi. Non ci credo perché sarebbe un miracolo Trentino di fronte ad un mercato vitivinicolo che sta soffrendo. Di tutto un po’ dovunque. E quasi tanto.

Ai nostri “contenti” e felici auguro di aver venduto qualche bottiglia a Predazzo, dato che in tempi passati ci pensavo anch’io oltre a qualche fornitura alle patrie galere che in fondo facevano sempre un fatturato ma non oggi in questo cocktail di religioni e credenze — analcoliche.

E la chiamano ancora estate?

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