Non chiamatela radical-chic

Creato il 18 aprile 2012 da Lozirion

Bigotti, benpensanti, perbenisti e schizzinosi si fermino qui, non ci provino nemmeno, perchè ora si inserisce il cd nello stereo e da qui in avanti saranno rabbia e tremendo realismo le parole d'ordine, frasi schiette e senza il minimo filtro, rovesciate come un travolgente fiume in piena da una ragazza di casa nostra con una voce e uno spirito rock che non si sentiva da troppo tempo....
Ilenia Volpe, classe 1979, romana e innamorata della musica fin da piccola quando, lei stessa racconta, l'immagine del padre seduto sul divano di casa con la chitarra tra le mani a cantare le pietre miliari del rock e le meravigliose liriche dei grandi cantautori italiani la rapisce, la affascina tanto da abbandonare i giocattoli per lasciarsi cullare dal suono della chitarra e dalle parole di una canzone.... Questo è l'inizio di tutto, una passione smisurata quella di Ilenia, che già a 15 anni compone la sua prima canzone e decide che la musica sarà la sua vita, una passione che le dà la forza di trasportare sensazioni ed emozioni diverse dal cuore alla musica, dalla testa alle parole, scarabocchiate magari su un foglio bianco in un improvviso impeto creativo oppure semplicemente per sfogarsi. Vive Ilenia, e quel che vive lo imprime nella musica, compagna fidata di sempre, ci prova e ci riprova per anni a fare la musicista, combatte per portare le sue canzoni dove vuole, e per diverso tempo gira l'Italia, apre qualche concerto di grosse personalità della musica, scambia emozioni e sudore sul palco insieme a molti artisti del panorama alternative e indie italiano, dai Linea 77 a Paolo Benvegnù, duetta con Moltheni e si fa un mazzo tanto per vivere di musica. In mezzo a tutte queste esperienze si ritrova a condividere il palco con Giorgio Canali, che oltre a trasmetterle un'evidente influenza punk rock ci vede lungo come sempre, la fa entrare a far parte del suo progetto "Operaja Criminale" e produce il suo album d'esordio ufficiale, pubblicato lo scorso 24 febbraio.
"Radical chic un cazzo", titolo aggressivo e nervoso, che se ne fotte dei timori reverenziali da primo album e chiarisce subito che Ilenia non è certo una che le manda a dire.... Si parte a cannone, con un esplosivo uno-due da quattro minuti totali di punk rock elettrico e distorto, non cercate testi impegnati in questo incipit, non cercate poesia, non cercate strizzatine d'occhio al mercato e ammiccamenti iniziali, qui ci sono solo la rabbia del punk e l'elettricità del rock dal vivo, c'è una sorta di nichilistico e rassegnato ermetismo nella frase finale di "Gli incubi di un tubetto di crema arancione" che recita "non parlo più/non scrivo più/non dormo in più/Bevo un goccio in più!", e c'è una rabbia adolescenziale che sembra essere rimasta per anni sopita e pronta ad esplodere con il secondo brano, "La mia professoressa di italiano", professoressa che a sentire Ilenia tra la batteria picchiata duro e la chitarra al massimo voltaggio "era una grandissima puttana".... Dopo l'esplosiva rabbia iniziale c'è lo spazio anche per brani più sentimentali come la successiva "Mondo indistruttibile", già vincitrice nel 2006 del premio come miglior musica al concorso "Augusto Daolio", un amaro e malinconico sguardo all'indietro che per poco meno di quattro minuti abbassa il ritmo ma tiene alti i battiti del cuore, per poi lasciare spazio a "Indicazioni per il centro commerciale" e ad altri due minuti secchi di punk elettrico e sferzante. La carica elettrica è il muro portante, il solco nettamente tracciato lungo cui si muove Ilenia per l'intero disco, a volte correndo più veloce e urlando più forte distorcendo la voce in una raschiante pulce nell'orecchio che non risparmia critiche dallo sfondo sociale come in "Prendendo un caffè con Mozart", e altre volte rallentando e prendendo fiato schiarendosi la gola per riflettere e poi finire di nuovo ad alzare i toni ed urlare le emozioni, la disillusa sofferenza di "Direzioni diverse" (splendida cover del Teatro degli orrori) così come lo struggimento de "La crocifinzione", pezzo crudo e sentito sicuramente tra i migliori dell'album, fatto di toni forti e un testo che difficilmente finirà sulle radio nazionali ma questo poco conta....
La cantautrice si muove senza problemi da tempi lenti a incursioni fulminanti, tra rabbia e dolcezza (seppur quest'ultima sempre con un tocco di malinconia), tra brani suoi in tutto e per tutto ed eccezionali interpretazioni di brani presi in prestito; in questo senso è emblematico il quartetto di pezzi finali: dalla traccia numero 8 alla numero 11 si alternano la collerica e incisiva "Le nostre vergogne", la coinvolgente melodia a metà tra un ovattata neoclassica e il crescendo rock finale de "Il giorno della neve", passando per un'altra cover coraggiosa eppure magnificamente riuscita, quella di "Fiction", brano dei Santo Niente dall'album "'sei na ru mo'no wa na 'i", fino alla vera perla del disco, piazzata lì quasi nascosta in fondo all'album come un ultimo regalo prima dei saluti, l'abbagliante "Preghiera", disarmante ballata elettrica scritta a quattro mani con Steve Dal Col, chitarrista dei Rossofuoco. In undici brani la trentatreenne romana passa da adolescente incazzata ad adulta riflessiva, poi riflette forse troppo e il troppo riflettere la fa di nuovo incazzare, si sfoga, urla, soffre, picchia i piedi, si ferma, respira e poi riparte, canta a squarciagola e lancia messaggi sottovoce, corre a mille all'ora e infine si ferma, forse stanca, e prega, prega per non finire lei stessa ad essere l'ennesima preghiera, l'ennesima omologata litania vivente ripetuta sempre uguale nei secoli dei secoli. Insomma, chi è Ilenia Volpe? In un panorama musicale infarcito di band e artisti autodefinitisi "alternativi" ma che suonano tutti mostruosamente simili e pieno di gruppi di ragazzini senza la benchè minima esperienza che se tutto va bene hanno passato da poco la terza media, il Giorgione nazionale tira fuori l'ennesimo coniglio dal cilindro e premia giustamente un'artista che arriva al suo debutto ufficiale all'età di trentatrè anni, dopo una gavetta sudata come nella migliore tradizione rock ('chè come dicevano gli AC/DC, "It's a long way to the top if you wanna rock'n'roll"), un'artista coraggiosa che porta emozioni, sensazioni e canzoni con la schiettezza e l'onestà di chi ama la musica e odia le etichette, soprattutto quelle date freddamente senza aver prima compreso e una in particolare.... Allora inserite il cd, premete play e sparatelo al massimo del volume, e poi chiamatela rockettara, cantautrice, punk rocker o alternativa, chiamatela ribelle, schietta, arrogante, riot girl se volete, ma non provate (e non ci riuscireste alla fine dell'album) a chiamarla radical-chic.
Voto: 8
Tracklist:
1. Gli incubi di un tubetto di crema arancione
2. La mia professoressa di italiano
3. Mondo indistruttibile
4. Indicazioni per il centro commerciale
5. Prendendo un caffè con Mozart
6. Direzioni diverse
7. La crocifinzione
8. Le nostre vergogne
9. Il giorno della neve
10. Fiction
11. Preghiera


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