Non ci fanno lavorare né studiare perché un popolo ignorante è più facile da governare

Creato il 16 dicembre 2012 da Tabulerase

Questa scritta campeggia su di uno striscione appeso dagli studenti dell’ITC Manfredi-Tanari di Bologna, quanta verità è insita in questo aforisma? Siamo statisticamente uno dei popoli più ignoranti culturalmente del mondo occidentale, siamo agli ultimi posti nelle vendite di libri e giornali, cosa cui hanno contribuito non poco i maldestri tentativi legislativi della sinistra italiana con il complice assenso della destra, prima con la legge Prodi sull’editoria che ha bloccato gli sconti sui libri al 15% nelle grandi catene commerciali e l’aberrante legge denominata anti-Amazon portata avanti dal sen. Levi che ha tagliato anche gli sconti online. Malgrado la montagna di critiche che si sono abbattute su questi due provvedimenti, la lobby degli editori e delle librerie ha avuto la meglio sull’interesse dei consumatori creando di fatto un regime di prezzi imposto parificando la cultura della carta stampata ai prodotti petroliferi e provocando un livellamento dei prezzi verso l’alto con la contemporanea caduta verso il basso delle vendite.

Ma la nostra attenzione si deve focalizzare sull’azzeccatissima frase che il tenere il popolo nell’ignoranza permette ad un governo imbelle di gestire il potere in maniera efficace, il controllo del flusso delle informazioni e dei media è fondamentale per la conquista e la detenzione del potere in qualunque forma la si voglia esplicitare, avremmo forse avuto la primavera araba senza i social network a fare da cassa di risonanza, da piccione viaggiatore o segnali di fumo dell’era digitale? Se il reagente che ha fatto detonare la scintilla è stato l’aumento della benzina o il sacrificio estremo di un uomo disperato, la ribellione ha preso forza e vigore alimentandosi e coagulandosi tramite i vari tipi di messaggistica al di fuori dai canali tradizionali il cui controllo era ben saldo nelle mani dei vari dittatori di turno.

Il premio Nobel Harold Pinter ha ben ricordato l’incredibile messa in scena di  Bush sulle armi distruzione di massa per giustificare l’invasione dell’Iraq, è una dittatura “educata” quella che si limita a tenere il popolo in una forma di ignoranza semplice e non sofisticata, dove la gente si abbevera felice alla fonte di parole rassicuranti elargite dal potente di turno, ci ricordiamo dei ristoranti pieni nel punto di massima crisi finanziaria, paradosso mediatico regalatoci dalla nostrana sempiterna Sua Emittenza? Nel capolavoro di Ray Bradbury Fahrenheit 451 i libri venivano bruciati non certo per scaldarsi, ma togliere la conoscenza alla gente comune, nell’orwelliano 1984 le città sono tappezzate di manifesti tra cui spicca “l’ignoranza è forza”, grande verità quando l’ignoranza è la genetica della massa e patrimonio di pochi.

Nel 1500 Paolo II costruì uno dei pontificati più tranquilli che la storia ricordi sull’incipit “panem et circenses”  arrivando a far rivivere il carnevale ed altre feste pagane pur di lasciare il popolo in una sorta di beata ignoranza, tecnica poi ben applicata dal suo più famoso emulo San Silvio da Arcore che ha costruito un ventennato di nulla ammanendo alla plebe italica una pletora di Grandi Fratelli e Isole dei Famosi che hanno stordito i sudditi mentre dietro le quinte passavano leggi ad personam e ad aziendam a spron battuto.

Abbiamo una cura? Certamente sì, informiamoci, condividiamo il sapere, scambiamoci le informazioni e leggete, leggete, anzi con la maiuscola LEGGETE LEGGETE LEGGETE, ma non in maniera assonnata e distratta, con spirito critico, ponete tutto in dubbio, contestate, discutete, confrontatevi, trovate soluzioni efficaci e condivise nel sapere che alimenta la mente, ponetevi traguardi ed orizzonti oltre cui lanciare lo sguardo, non fermatevi, progredite, studiate, che il dubbio sia con voi.


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