Stamane ero in giro per Roma a fare delle foto.
Camminavo per l’Appia nuova ed osservavo le vetrine delle pasticcerie e dei panifici. Quasi tutte con quei dolcetti dalle forme regolari ed asettici, talmente perfetti che mi intimidiva entrare e comprarne uno per assaggiarlo. Sapevo bene che non avrebbero soddisfatto la mia curiosità.
I dolci che compri non hanno più un’anima, una provenienza ed una storia, ecco perchè prediligo quelli casalinghi. Sembra una scemata quella che sto per dirvi, ma un dolce deve evocare e raccontare una storia, altrimenti non ha senso mangiarlo. Noto con grandissimo dispiacere una latitanza dei nostri dolci tipici italiani (ne abbiamo migliaia in tutta Italia) nelle pasticcerie, nei bar e nei panifici ed una crescita esponenziale di dolci americani : muffins, brownies, chocolate cookies, le torte di pasta di zucchero che ne butti via l’80%, carrot cake, o dolci di altre provenienze. Se cerchi un dolce romano come il maritozzo con la panna ti devi fare i chilometri per trovarlo. Con quelle forme strabordanti non è più così appetibile, ingrassa e poi diciamocelo ha una forma un po’ “cafoncella”, non risponde ai requisiti della pasticceria moderna che vuole tutto perfettino ed asettico.
L’aspetto estetico di un dolce oggi è essenziale, irrilevante il contenuto, anche perchè di materia prima c’è ben poco, avendo lavorato in pasticceria so bene quanta sintesi ci sia. Avete mai mangiato una pasta bignè con della crema “vera” nella vostra vita? Forse quelli della mia generazione o chi ha oltre 50 anni di età. Trovare oggi una crema “vera” è una rarità.
L’Italia ha un patrimonio dolciario immmenso e noi lo stiamo distruggendo preferendo l’acquisto di dolci carini, dalle forme essenziali non esagerati o troppo calorici. Non esiste dolce che sia ipocalorico, non esiste. Dalla Sicilia al Piemonte il nostro patrimonio dolciario ha un numero e varietà di dolci impressionante, che raccontano storie e donano emozioni.
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