C'è stato un tempo, insomma, in cui il treno era un prodigio di velocità che sembrava sottrarre qualcosa, o molto, all'esperienza del viaggio. Così come è successo per l'automobile, il cui uso alcuni hanno osteggiato nemmeno si trattasse di vendere l'anima al diavolo, mentre per altri è stato come riscoprire il piacere della lentezza.
Treno sì, treno no. O treno come, forse è più giusto. Alta Velocità per presentarsi per tempo in un ufficio di Milano o Roma, oppure le infinite tappe della Transiberiana?
Ciò che rimane indiscutibile è quanto ci ricorda Luigi Marfè in in suo saggio - Lo spazio raccontato nell'epoca del turismo - che, al di là del titolo decisamente ostico, è un'appassionante galoppata attraverso tanta letteratura di viaggio:
Resta però indiscutibile il fatto che i mezzi di trasporto trasformano la percezione del lontano
Del lontano e del vicino, aggiungo. Anche se poi la cosa più importante è attraversarli i posti. Non saltarli di slancio, con la forza dei mezzi e senza nemmeno uno straccio di fantasia.