Non dateci del Voi

Creato il 11 febbraio 2012 da Albertocapece

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Non so voi ma all’”educare il popolo” preferisco di gran lunga il “servire il popolo”. Sono arcaica di sicuro, così la dichiarazione di intenti del Presidente del Consiglio nella lugubre ambientazione della squallida saletta di Bloomberg, “spero di riuscire a cambiare il modo di vivere degli italiani”, mi è sembrata una esplicita minaccia, anche se per una volta non si è conclusa con la formula di rito, “altrimenti fanno la fine dei greci”.
Già trovo irritante l’abitudine che assumono feluche, commissari, europarlamentari – quella cioè di considerarsi altri da “noi”. Abiura scelta per mimetizzarsi in cancellerie e contesti dove è preferibile far dimenticare gli stereotipi nostrani per aderire ad altri, preferibilmente anglosassoni, proprio come Alberto Sordi in Fumo di Londra, con ombrello e bombetta.

E ha proprio ragione il Simplicissimus a dire che Monti potrebbe essere un novello Heinrich Brüning. il penultimo Cancelliere della Repubblica di Weimar che era ritenuto un grande esperto di finanza e che si reggeva anche lui su una coalizione raccogliticcia e spaventata.
Un governo che impone una salvezza a modo suo fatta di una combinazione di sacrifici, austerità e tagli anche a molti diritti e pochissimi privilegi – misure che tra l’altro sono proprio il contrario di quello che il suo insigne ospita fa a casa sua – dovrebbe persuaderci con fatti, esempio efficacia più che esigere un cambio di mentalità.
Le stupidaggini oscene della compagine che si sono susseguite parlano di comportamenti più o meno discutibili, nepotismo, mammismo, per i quali sarebbe preferibile usasse il “noi” più che il “voi”, e di questioni che sono di principio e dimostrative soprattutto a beneficio dei suoi amici. E tacciono invece di qualcosa di più profondo. Gli italiani, e non le banche italiane – e Standard e Poors lo rilevavano con una certa energia – avevano tirato a campare con quei “fondamentali sani” tanto magnificati e che a loro volta si reggevano appunto su famiglie che avevano conservato un assetto solidaristico, sui risparmi e su una salutare diffidenza nei confronti dei prodotti finanziari che dall’America – che peraltro continua a guardarci con benevolo disprezzo – hanno contagiato e contaminato tutto il mondo. E che per molti anni ci ha fatto resistere al sistematica processo di indebolimento di ogni istanza e servizio pubblico, del sistema dell’istruzione e della formazione, del welfare e del territorio. È proprio quell’indebolimento, quella fragilità che hanno eroso i nostri potenziali di competitività sul mercato e non la struttura tradizionale e arcaica del nostro assetto sociale nazionale. che invece ci ha in qualche modo esonerato salvo la Guzzanti e qualche altro stolto separato, per dirla con Galbraith, dai suoi soldi, dalle lusinghe del gioco d’azzardo e dai processi di proliferazione finanziaria auto propulsiva e fatta di scommesse, che diventano bombe a orologeria.

L’indottrinamento al neo liberismo del professor Monti che ci parla da Wall Street deve inquietarci. Come deve inquietarci che la sua principale preoccupazione sia rassicurare quegli investitori che infatti hanno investito il mondo con la macchina rapace e assassina della speculazione, che hanno annebbiato la trasparenza con la nuvola opaca e oscura della vertigine finanziaria. Dovrebbe insospettirci averlo visto compiacere come un piazzista il parterre degli avventurieri capitanati da Soros che a parte qualche brillante intuizione “filosofica” e qualche felice operazione filantropica, non sembra inteso a investire nello sviluppo, se non di formidabili ma immateriali involucri di prodotti finanziari illusori e traditori.

Mi viene in mente Gramsci che ricorda che quando gli inglesi arruolano reclute tra popoli primitivi, che non hanno mai visto un fucile moderno, non istruiscono queste reclute all’impiego dell’arco, del boomerang, della cerbottana, ma proprio le istruiscono al maneggio del fucile. Attraverso una pedagogia diretta a educare un popolo fanciullo, riducendolo alla subalternità per non dire schiavitù per “educarlo” nel suo interesse. E infatti Gramsci sollecita al rifiuto di questi principi, “perché il rifiuto aiuterà i papuani a ridurre il periodo di schiavitù e li indurrà a riflettere su se stessi, perché solo questa resistenza mostra che si è realmente in un periodo superiore di civiltà e di pensiero”.
È ora di mostrare al Professor Monti e ai suoi padroni che potremmo essere greci, papuani, e che possiamo essere italiani, senza vergogna e in libera dignità.


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