[Non di solo libro…] Passeggiando tra le tombe

Creato il 22 novembre 2013 da Camphora @StarbooksIt

Crunch, crunch… oh, siete già qui?

Stavo sgranocchiando un disco di poesia. È bello saporito, sapete? Ok, io so’ un tarlo romantico: la poesia a me mi piace parecchio. Però penso che con la poesia ci sta buona anche un po’ di musica. Che succede quando un musicista decide di mettere insieme versi e note?

Tipo prendi una bella raccolta americana, L’Antologia di Spoon River di un certo Edgar Lee Masters, poi noi la leggiamo in una bella traduzione, perché non siamo così internascional. Metti quella di una grande traduttrice, come Fernanda Pivano (ehi, a proposito, citateli sempre i traduttori che fanno ‘sta fatica per voi o vengo a rosicchiarvi i libri!), poi arriva un musicista con una voce inconfondibile e un arrangiamento da paura. Mi dicono che si chiamava Fabrizio de André.  Risultato? Un capolavoro: Non al denaro, non all’amore né al cielo (1971). Mi sta piacendo ‘na cifra, però se proprio vi devo far sentire una sola canzone vi dico: Il suonatore Jones. Il titolo della poesia originale è questo: The Fiddler Jones. E ancora me chiedo perché il violino me diventa un flauto.

Ma se siete affamati come me, qualcuno ha messo accanto testo originale, traduzione e testo della canzone (ce so’ proprio tutte!). Venite a fa’ il giochino delle differenze con me? Meglio della nimmistica!

E inzomma, mi gusta parecchio come il testo della canzone gioca col testo originale: quasi non riesco più a leggere la traduzione italiana senza canta’ (modestamente, a San Remo mi piglierebbero subito, tengo una bella voce tarlante). Embé? Ve piasce?

L’artro giorno un cliente m’ha pure detto che questo Fabrizio non si divertiva mica solo con la roba americana. Siccome er proprio bravo e internascional. Infatti mi mette in musica quel matto pre-punk del Trecento, Cecco Angiolieri (oh, questo era amico di Dante, mica pizza e fichi!) e me la fa diventare uno stornello alla chitarra: S’i fosse foco. Oppure ti prende la prima rockstar maledetta (no, non parla inglese), un certo François Villon, e ti riscrive La ballata degli impiccati (L’Épitaphe Villon, chiamata anche Ballade de pendus). Mica me la facevo così saporita ‘sta poesia vecchia.
Ora fermatevi un momento, ascoltate, mangiate (ve offro il caffè!) e poi diteme: ce n’avete altre de robbe così?

Ho Fame!

E per il resto..ci si rintarla!

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Gnam. Ho appena mangiato la mia carta d'identità. E se non stai attento mangio anche la tua. Sono Giancarlo, il Tarlo di Starbooks (quello che si è mangiato tutti i libri della Biblioteca).

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