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Non dire gatto… cronaca di coppe dalle grandi orecchie vinte in rimonta

Creato il 10 ottobre 2012 da Calcioromantico @CalcioRomantico
Non dire gatto… cronaca di coppe dalle grandi orecchie vinte in rimonta

Il gol di Solskjær

Da principio sembrava la madre di tutte le rimonte, poi arrivò Istanbul. Questa frase sintetizza nel modo migliore possibile quanto le due finali di Champions del 1999 e del 2005 siano riuscite a dare sul piano delle emozioni e come siano rimaste impresse nella memoria collettiva.

Cominciamo da quanto accade al Camp Nou il 26 maggio 1999. La partita che va in scena è di per sé storica perché per la prima volta la Champions andrà a una squadra non detentrice né della Coppa, né dello scudetto.[1]  Quello che succede nei minuti finali rende poi l’incontro indimenticabile. Il Bayern Monaco è in vantaggio grazie a un gol di Mario Basler e meriterebbe molto di più, ma i legni salvano due volte Schmeichel e il Manchester United dalla capitolazione. Gli inglesi hanno giocato male per novanta minuti, ma a tempo ormai scaduto su corner hanno la forza di trovare il pareggio col neoentrato Sheringham. Apriti cielo, i red si ricordano di essere devils e si gettano all’attacco. Altro corner battuto dalla destra della porta bavarese, cross di Beckham, Sheringham spizza di testa e l’altro subentrato, Solskjær, mette dentro sotto misura. Dopo più di trent’anni e grazie a un’incredibile rimonta, la coppa dalle grandi orecchie torna a Manchester, a suggellare un altrettanto incredibile treble: Premier, F.A. Cup e Champions.

Non dire gatto… cronaca di coppe dalle grandi orecchie vinte in rimonta

Il miracolo di Dudek

Passano sei anni e anche l’abusato aggettivo “incredibile” sembra inadatto a descrivere cosa succede a Istanbul. I diavoli ci sono anche stavolta, ma rossoneri, e sin da subito prendono in mano la partita: Maldini al primo minuto mette dentro una punizione di Pirlo, poi Hernan Crespo ben assistito da Kakà e Shevchenko segna due gol prima della fine del tempo. A inizio ripresa il Milan non sembra pago del 3-0 e su punizione Shevchenko impegna severamente Dudek. Poi il più clamoroso black-out che il calcio internazionale degli ultimi anni ricordi: in sei-minuti-sei il Liverpool pareggia grazie all’incornata di Gerrard su cross di Riise, a un tiro da fuori area di Šmicer che sorprende Dida e a un rigore trasformato in due tempi da Xabi Alonso e assegnato per fallo di Gattuso sullo scatenato Gerrard. La cosa davvero impressionante è che il Milan, a questo punto, ricomincia a macinare gioco, mentre Benítez ritrae il suo Liverpool in difesa. Che le cose debbano andare in un certo modo lo capiscono tutti quando, sul finire del secondo tempo supplementare, Dudek riesce a mandare di istinto (come si diceva una volta) sopra la traversa un tiro ravvicinatissimo di Shevchenko. Ai rigori la rimonta viene completata e l’errore di Shevchenko è l’ultima cosa che i tifosi rossoneri salvano nella loro memoria prima di cominciare disperatamente a cercare il tasto delete, tasto che troveranno esattamente due anni dopo, al termine di una finale contro i reds stavolta vittoriosa.

Non dire gatto… cronaca di coppe dalle grandi orecchie vinte in rimonta

il tacco di Allah

Tolto il peso di rimestare Manchester-Bayern e Milan-Liverpool, due finali da farci un film ma stranote, non resta che ricordare almeno un’altra finale vinta con una rimonta magari meno famosa, ma più romantica. E cosa c’è di più romantico e stilisticamente più bello del tacco di Allah? Finale di Coppa Campioni 1987, siamo al 78′. Il Bayern è in vantaggio sul Porto 1-0 dal 25′ grazie a un colpo di testa in tuffo di Kögl e sembra amministrare la partita, quando Paolo Futre dà la palla in profondità a Juary che sull’uscita di Pfaff serve Rabah Madjer. L’algerino, spalle alla porta, non ci pensa un attimo e di tacco mette dentro. Il Prater di Vienna è in delirio e il Porto sulle ali dell’entusiasmo ci mette solo due minuti a completare la rimonta: Madjer crossa stavolta da sinistra e Juary sotto misura sigla il sorpasso. Il brasiliano corre felice verso la bandierina, ma si ferma a pochi passi senza prodursi in quella danza con cui tra alti (Avellino e Ascoli) e bassi (Inter e Cremonese) aveva saputo far breccia nei cuori dei tifosi italiani.
Una “mancanza” che tutti gli abbiamo comunque perdonato…

federico

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[1] Dalla stagione 1996/97 le seconde classificate nei campionati europei di alto livello sono ammesse alla successiva edizione della Champions. Il Manchester, secondo dietro l’Arsenal, e il Bayern, secondo dietro il Kaiserslautern, per questo motivo accedono alla Champions 1998/99. La regola è sintomo di come gli sponsor stiano cominciando a trasformare quella che fu la Coppa dei Campioni di Europa in una Lega per squadre provenienti da campionati ricchi.


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