Togliermi quel lavoro dalle mani, quel tipo di ricerca, è stato come strappare un figlio appena nato dal grembo di una madre. Una donna, che ha sentito, per tanti mesi, scalpitare la vita dentro la sua pancia. Una esperienza lacerante di un impegno cui avevo creduto molto. Un essere umano non può permettersi di compiere certi atti. Distruggere la preziosità di un progetto sottraendogli la possibilità di portarlo a termine, nonostante sforzi fatti per recuperare tutto, da delle macerie pesantissime da sopportare, ma con la volontà di portare avanti una responsabilità presa per se stessi.
Giorni fa hanno portato a casa la legna per l’inverno, 40 quintali da sistemare in modo programmato in uno spazio dedicato che ho vicino al garage. Ho deciso di iniziare il lavoro da sola, senza chiedere aiuto a nessuno, se non un paio di guanti per evitare di avere le schegge conficcate tra le dita. La vita è straordinaria se dimostri di fare il primo passo e insistere, nonostante il vicino ti abbia guardato con sospetto, tanto assurda la tua ambizione, che dopo un po’ è arrivato a offrirti la sua cariola avendo visto l’insistenza. Ne avevo già una, e avevo la prima fila della parete organizzata quando mi ha prestato la sua. E’ arrivata mia madre. Da uno a due, da due a tre, da tre a quattro, mano mano arrivava gente in supporto, in aiuto. Ognuno col suo metodo, la sua imperfezione, con la propria voglia di fare, portare a termine l’obiettivo. Conferma che la volontà sposta le montagne se si ha il coraggio di iniziare, partecipare e condividere, sia esso un sogno, sia essa una parete di legna, sia essa la costruzione di fondamenta per una casa, dedicata al proprio futuro.
Quello che mi è stato fatto è frutto di un muro che sta aprendo i suoi varchi, coi suoi tempi, ma se si è da soli, a togliere le pietre costruite nei secoli, occorre più sforzo, soprattutto se la città è fredda, per sua natura. Solo se si accellerera’ il passo, si procede all’urgenza, la luce potrà filtrare, ma mentre una parete si abbatte a ovest, a est si alza la marea, e prima che possa essere pericolosa, bisogna correre, non più camminare.
Sono le 3.41 di notte, mi sento agitata. Anche il cane si sente stordito dai continui movimenti.
Chi ti vuole veramente viene a cercarti senza troppa filosofia.
Da Roma a Teramo, non occorre passare per le Capannelle se si ha l’opportunità di pagare un biglietto che possa permetterti di arrivare alla meta, con tutti i rischi che essa comporta. Percorrere un’autostrada con pochi autogrill, con ghiaccio e neve, non sapendo se c’è sale, è un rischio, nonostate le gomme termiche o le catene, hai pagato e hai diritto al soccorso, se va tutto male.
La fortuna è che non siamo ancora nel cuore dell’inverno, poi, potrebbe diventare davvero pericoloso avventurarsi per recuperare calore, molte cose si stanno raffreddando.
Un’altra primavera potrebbe essere vicina.
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