Questo articolo è stato pubblicato su IT rumors ma nasceva su questo blog. Il tema è la confusone che si è generata circa i servizi definibili “cloud” e la fastidiosa moda di dover definire tutto come “cloud”. Il pezzo è per interno disponibile al seguente link: http://www.itrumors.it/2013/non-e-cloud/.
Parlare di cloud oggi mi ricorda i monologhi sul web 2.0 del ’06. Tutto era, o doveva essere, web 2.0. Oggi tutto è, o vorremmo che fosse, cloud.
In tutto ciò vi è una meravigliosa ironia da cogliere. Buona parte dei servizi che riportano l’etichetta “cloud” non lo sono affatto, e inoltre, buona parte delle richieste di servizi cloud che mi passano per le mani si rivelano, di fatto, servizi abbastanza distanti dal concetto di cloud.
Ed ecco che abbiamo distrutto un altro termine che ha avuto senso compiuto per i dieci minuti in cui solo gli addetti ai lavori del mondo ICT lo utilizzavano. Ma quindi di cosa stanno parlando tutti? (notare che con “tutti” mi riferisco sia ai provider che ai consumer)
Sfruttando alcune occasioni di incontro/scontro tecnico con alcuni filosofi e tecnici dell’ICT, ho discusso il tema e messo a confronto le diverse idee ed esperienze. Ne emerge un quadro interessante fatto di distorsioni, incomprensioni e marketing.
Visto che le idee chiare sul concetto di base non le ha praticamente nessuno, distorcere è estremamente facile. È così che il servizio remoto erogato da un provider diventa “cloud” anche se non ha nessuna logica di self-provisioning, non ha meccanismi di scalabilità automatici, non è accompagnato da una formula contrattuale “a consumo” (pago solo quello che uso e quando lo uso). Di fatto capita che il servizio erogato/richiesto non è molto distante da quello che erano i Virtual Private Servers (VPS), ma con l’etichetta “cloud”.
Di fondo non esiste un vero problema se non che l’evoluzione tecnologica di questo genere di servizi viene alterata da chi utilizza l’etichetta per attrarre il cliente. La cosa genera solo tanta confusione e getta un po’ di fumo negli occhi ad un mercato che trarrebbe davvero beneficio da questa filosofia di servizio.
C’è da dire che è il cliente stesso che talvolta utilizza il termine cloud per identificare un servizio che cloud non lo è per nulla. Un esempio è voler disporre di uno IaaS e contemporaneamente voler demandare al provider tutte le attività di manutenzione ordinaria dei sistemi, dal patching alla verifica del buon funzionamento delle applicazioni. Richiesta legittima, ma sicuramente non siamo nell’ambito dello IaaS.
Probabilmente, in Italia, stiamo ancora osservando un adattamento del mercato ad esigenze dei clienti ancora non ben definite a cui i provider rispondono, per varie ragioni, con servizi ancora troppo custom per poterli definire orientati verso il cloud in senso stretto.
Volendo estremizzare potremmo comunque dire che il provider sta svolgendo un buon lavoro se da al proprio cliente quello che gli serve. Il tal senso la tipologia di servizio è abbastanza arbitraria e si rende necessario lavorare sull’integrazione di diversi sistemi e servizi. Non è un caso vedere come sempre più provider mettano in campo un proprio System Integrator, o lo diventino loro stessi, per soddisfare le esigenze ibride dei propri clienti.
Con questo post non voglio dire che in Italia il cloud non esiste, ma è evidente quanto il termine sia inflazionato tanto da creare un effetto collaterale indicativo: una sensazione di sgradevolezza verso chi propone un servizio che, con molte forzature viene definito “cloud”. Indicativi sono anche i volti di chi conosce il tema (tecnici ed IT Manager) quando annusano che la proposta cloud è l’ennesimo servizio tradizionale con qualche miglioria e con la solita etichetta lucente.
Provo a concludere dando una morale. I VPS e l’outsourcing di servizio non sono servizi vecchi o da rimpiazzare a tutti i costi, sono esigenze che i “consumatori di IT” hanno parallelamente alle nuove esigenze di IaaS e SaaS. L’IT Manager deve capire cosa gli serve davvero (ed in questo caso entrano in gioco i System Integrator o i consulenti “di livello”) e scegliere di conseguenza valutando bene i PRO e i CONTRO dei diversi paradigmi di servizio.