Era il momento della partenza. Era arrivato così, senza che la voce dinonsochi lo avesse annunciato. C’è sempre una voce dinonsochiche ti dice che devi partire. Qualche volta indica il binario, qualche altra no. Il binario devi cercarlo tu. E il binario lo trovi sempre. Quella volta non c’era nessuna voce dinonsochi, ma c’era da partire e c’era da farlo anche in fretta. La valigia era quella di sempre, quella che ne ha viste tante e nessuna perché si sa che c’è sempre qualcos’altro da vedere. Vieni e vedi, diceva qualcuno. Ché mica uno può dirtelo dall’inizio che cosa ti aspetta. La sorpresa dove la metti? Nella tasca anteriore della valigia, lì vanno le promesse, le sorprese e qualche altra cianfrusaglia. Così ce le hai sempre a portata di mano e inganni l’attesa. Che poi l’attesa è una furba e mica si fa ingannare così facilmente. La sa lunga, anche quando c’è solo un istante da aspettare. Mancava la voce dinonsochi, mancava poco. Un, due, tre. Binario cinque. Chi l’aveva annunciato? Allora c’era! Qualcuno l’aveva ascoltata, si era imbarazzata e si era nascosta. La voce dinonsochi proprio non se la sentiva di lasciarla sola e, alla fine, era arrivata. Per farle compagnia ché il binario poteva anche trovarlo da sola, ma ascoltare qualcuno che ti dice che un binario ti sta aspettando è tutta un’altra storia. Questa, però, ve la racconto la prossima volta.
Grazie a Sario per avermi regalato l'immagine giusta e per avermi suggerito il titolo, senza farlo apposta :)