A molti di noi sarà capitato di aver avuto, da bambini, un sogno nel cassetto, un desiderio che faceva eco alle nostre passioni, un’idea cara e accarezzata che però da questo cassetto non è mai uscita, vuoi per mancanza di tempo, di denaro, degli incoraggiamenti necessari o per la paura di non essere all’altezza.
A distanza di anni, alcuni sogni nel cassetto svaniscono come l’inchiostro degli scontrini e rimane di loro solo una pallida traccia che ci fa sorridere al ricordo. Altri invece restano, si accrescono per volontà propria e continuano a pulsare, al ritmo di un piccolo cuore, e brillano vividi, ogni volta che il cassetto si apre.
Giunge quindi un momento in cui, da adulti, decidiamo che non possiamo più attendere e che questo sogno coraggioso e tenace merita la nostra attenzione. Iniziamo perciò, sotto la spinta dell’entusiasmo, con la consapevolezza della nostra incartapecorita incapacità di apprendere, ben lontana dai ritmi vivaci dell’infanzia, con la maturità critica acquisita con l’esperienza.
Alcuni perciò si buttano allegri nello sport: bicicletta, parapendio, pattinaggio, tennis e, incuranti degli acciacchi fisici, insistono e, dopo le prime batoste, imparano o desistono. Altri invece si danno alle arti: imparano a suonare uno strumento, dipingono, scrivono. Altri ancora si dilettano nel bricolage. E così, da grandi, una moltitudine di noi, è di nuovo alle prese con la fatica dell’apprendere e l’entusiasmo che deriva dall’aver appreso.
Una persona che conosco, che suona – e bene – a livello amatoriale uno strumento, ha di recente maturato la decisione di imparare a il pianoforte. Si esercita quasi tutti i giorni, al fresco del mattino prima di andare al lavoro o nelle stiracchiate mezzore della sera, e picchia sui tasti di una pianola, percorrendo le scale avanti ed indietro, con l’aiuto di un libretto di didattica per bambini. Non avesse sensibilità musicale o orecchio, la fatica sarebbe immane e l’obiettivo irraggiungibile. Invece, essendo dotata di natura, vorrebbe ottenere una padronanza tale da permetterle di eseguire brani semplici, classici o moderni. Deve però educare le sue mani ad una posizione completamente diversa da quella che serve per lo strumento che già suona: fisicamente è doloroso, spiritualmente frustante. E’ incerta se proseguire o gettare il sogno alle ortiche. ”Ho una menomazione fisica”, ripete scuotendo la testa e accendendosi una sigaretta consolatoria.
Nel mio cassetto la luce che brilla di più è anche quella del sogno più trascurato: da piccola avrei voluto diventare una scrittrice. Da grande non ho ancora raccolto il coraggio necessario per fronteggiare la delusione se scoprissi di non essere capace. E così, pavida, nemmeno provo.
Però di sogni minori ho i cassetti ancora pieni e continuo ad iniziare ad imparare – e, a volte, a continuare ad imparare, sorrido, sono solidale e cerco di spiegare che gli inizi sono sempre brutte bestie ma che, una volta arrampicatisi per i primi sentierini della montagna, salendo l’aria si fa più leggera, il panorama si allarga e la mente vola sopra il lago e i paesi che lo circondano.
E voi, adulti intelligenti che non vi arrendete allo scorrere grigio del tempo e al rammollimento delle vostre capacità cerebrali, quali parole d’incoraggiamento mi suggerite? Quali le vostre vittorie o le piccole delusioni?
Stamattina c’è fresco, la luce del giorno è già limpidissima: si prospetta una domenica tranquilla di piccole cose. Buona giornata a tutti.