Non è tutto vero quello che si dice a proposito della Germania

Creato il 28 dicembre 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

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La cosiddetta Locomotiva d’Europa è diventata recentemente una sorta di Mito di buona gestione, produttività, ricchezza. Ma spesso si tratta solo di luoghi comuni.

Innanzitutto, la Germania non sta facendo favori a nessuno rimanendo nell’Euro e non ci ha per nulla rimesso dall’entrata in vigore della moneta unica a dispetto del Marco. Negli ultimi dieci anni un terzo della crescita economica tedesca è dovuto all’Euro grazie alla fine dei costi di transazione e di assicurazione contro il rischio di cambio, alla crescita del commercio intraeuropeo e alla crescita delle esportazioni per il fatto che l’Euro è più debole del Marco.

I lavoratori tedeschi non lavorano di più, ma meno: 1.419 ore contro le 1.711. Guadagnano di più ma dal 2000 in termini reali i salari sono diminuiti del 4,5% e questo è un caso unico in Europa. Ciò ha portato alla depressione della domanda interna, motivo per cui le aziende tedesche sono molto più portate all’esportazioni.

La Germania non ha i conti così a posto come si crede. Più volte ha sforato il tetto del 3 per cento nel rapporto deficit-Pil, anche prima della crisi (dal 2003 al 2005), anche se la Commissione Europea non intervenne. L’anno scorso il deficit era al 3,3%. Dal 2008 ha dovuto spendere 93 miliardi per salvare le sue banche. Il rapporto debito/Pil è all’83%, contro la soglia del 60% stabilita dal Trattato di Maastricht.

La Germania non ha pratiche fiscale trasparenti. Il 40% del debito pubblico tedesco è nascosto in fondi speciali, il cui deficit non compare nel bilancio federale. Gli incentivi per la rottamazione che hanno fatto gongolare le industrie automobilistiche sono stati posti a carico del fondo pubblico ITF e non del bilancio pubblico e sono stati giustificati come investimenti come tecnologie verdi, anche se si trattava di un sussidio ai consumi interni. Ammontano a 20 miliardi le spese a sostegno dell’economia fatte passare come investimenti.

Sbugiardata.

Fonte: Il Fatto Quotidiano


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