Non è un paese per wedding planner

Da Pasadena
Finalmente anch'io posso usare come titolo l'abusatissimo titolo. Sembra che il nostro non sia un Paese per nessuno, vero? Non è un paese per donne, non è un paese per giovani, non è un paese per vecchie, non è paese per insegnanti e neppure per turisti, ma neanche per elfi per dire. A questo punto non vedo perchè debba essere un Paese per wedding planner, anche se sembra a volte che sia un Paese di wedding planner. Ho letto il post di fatamadrina Siamo seri, per favore in cui Barbara spiega perchè sconsiglia di intraprendere questa professione.  Secondo Barbara, innanzitutto, la figura della wedding planner non è ancora ben compresa da noi. E qui credo usi un eufemismo. Io, personalmente, ho sentito parlare di wedding planner che gestiscono una cartoleria (così si risparmia anche sulle partecipazioni), che fanno le fioraie (manco a dirlo su cosa si risparmia), che hanno una bellissima location (ma allora sono le coordinatrici di QUELLA location), che gestiscono un servizio di catering (uguale al discorso sulla location) e, giuro, che hanno un centro estetico (qui non commento). Insomma, le wedding planner stesse ci mettono del loro a non far capire a cosa caspita serve una wedding planner. E il cliente è spaesato, oltre alla costante ricerca di un risparmio vero o presunto che sia. Un risparmio che si cerca costantemente su tutto, perchè... son finiti i soldi! E avere la wedding planner fa ancora figo, ma non ci sono i soldi per pagare questo servizio misterioso, e allora va bene tutto pur di dire "la mia wedding planner", anche se alla fine è l'edicolante sotto casa e il suo lavoro - su cui si è risparmiato - è quello di produrre un book con i ritagli delle riviste sposa in esubero. Devo anche aggiungere che non si è risparmiato e si son buttati via cento euro? Nel giro di pochi anni, poi, si sono affacciate sul mercato tante giovani volenterose che vogliono fare questo lavoro. Vero, ma perchè? Perchè è un lavoro molto bello, in cui si sostengono le persone nel momento più magico della loro vita, perchè implica creatività e organizzazione, pechè ci si veste bene e si mangiano dolci deliziosi. Un po' di verità, un po' di cliché, un po' di speranze. Peccato che sia un lavoro che richiede soprattutto doti imprenditoriali e manageriali, che in gran parte sia costituito dal gestire rogne e che serva un capitale iniziale non indifferente, come fa prosaicamente notare Barbara. Insomma, pensate ancora, in  questo periodo di crisi, che sia un lavoro dei sogni?