Non è un problema di oggi

Facciamo un po’ di chiarezza, ché qua si fa presto a passare per esperti di finanza. Non è qualche giorno di impazzimento dei mercati a decretare il tracollo di un Paese, anzi. Gli attacchi speculativi delle ultime ore sono sintomatici piuttosto di un’incertezza che aleggia attorno alle indecisioni del governo (basti pensare alla manovra su cui premier e ministri hanno litigato, stravolta di continuo e ora da approvare in fretta e furia). Tutti a prendersela con gli hedge funds allorché la questione è politica, in definitiva. Inoltre è assai probabile che quando domani saranno resi noti gli esiti degli stress test condotti dall’Eba (European bank authority) sugli istituti di credito, le nostre banche risulteranno meno malconce di altre. Ci sarebbe, semmai, da contemplare l’altro aspetto – Ocse e Fmi ce lo ricordano un giorno sì e l’altro pure – riguardo la scarna produttività da dieci anni a questa parte dell’Italia, che necessiterebbe più che mai di riforme strutturali capaci di rilanciare la nostra economia e, quindi, la nostra competitività. Liberalizzare mettendo un freno alle corporazioni, liberalizzazioni reali intendo, sarebbe già un discreto punto di partenza.