Non è vero ma… la nave

Creato il 23 aprile 2013 da Federbernardini53 @FedeBernardini

Dragone a vela ( Alberto Nacci – 2002) 

Continua la serie delle superstizioni raccolte gironzolando per il mondo. Il mio lavoro m’ha portato spesso in paesi di grande fascino. Purtroppo non sempre ho potuto visitarli come avrei voluto ma, pur uomo marketing nel settore dei viaggi, non mi sono mai limitato a verificare solo i servizi turistici, bensì, ho fatto anche il “turista di…corsa”. Quello che è sempre stato parte integrante di me è la comunicazione. Con i corrispondenti o le guide, s’intratteneva sempre un rapporto di totale immediata confidenza, tale da riuscire a catturare anche alcuni aspetti di superstizioni locali che, talora, sono davvero curiosi. Oggi vi parlo della nave.

Innanzitutto, il varo.

Nell’antichità si credeva che gli dei degli abissi dovessero essere propiziati con riti sacrificali. Altrimenti la nave, molto presto, sarebbe rimasta sommersa dalle ire divine. Ecco perché la mitologia ci racconta storie di uomini, donne, ma sopratutto bambini, sacrificati durante il varo di una nave alle divinità del mare! Il rito terminava sempre con un copioso spargimento del sangue della vittima sulla nave stessa.

Nel tempo, sembra che Nettuno e Bacco abbiano fondato un’unica società per tracannare, insieme il vino “infranto” sulla prua delle navi al loro varo.

Ancora oggi rimane, d’uso mondiale, questo rito benaugurale, ma le divinità sono diventate più esigenti. La bottiglia deve essere sempre di ottimo champagne e si deve “fracassare” subito, al primo lancio, sulla prua della nave, altrimenti…non è un buon presagio ed è meglio restituire la bottiglia.

Il nome delle navi non deve essere mai cambiato. Se ciò accade, si devono assolutamente evitare nomi che terminano con la lettera A, come Lusitania, Andrea Doria, Concordia. Insomma avete compreso il  concetto.

Mai indicare con un dito una nave mentre entra in porto . Va benissimo tenere la mano spalancata ma un dito no, perché la gente del mare dice che quel dito “buca”, mentre la mano “accarezza”.

Gatti e topi sono tutti benvenuti a bordo. I loro inseguimenti divertono i marinai perché movimentano le lunghe giornate di navigazione. A bordo, un gatto nero porta fortuna. Due si contrappongono, quindi possono produrre una “forza” negativa.

Se dei topi abbandonano la nave quando è ancora in porto, è segnale di brutti presagi. Se le bestiole salgono, allora andrà tutto bene, benissimo, se la nave è nuova. Le superstizioni sui topi a bordo provengono da un’antica tradizione che identificava queste bestiole con la reincarnazione di anime della gente di mare. Cacciare i topi equivale ad allontanare dalla nave delle anime che, se fossero eccellenti, sicuramente punirebbero questo gesto tramite l’intervento delle divinità del mare. Ecco perché i topi (care belle signore) sono e saranno sempre…a bordo.

Nell’antichità, era uso consueto scolpire la prua delle navi con immagini di donne o sirene dal corpo nudo. C’era la convinzione che il nudo della donna proteggesse con efficacia la parte più esposta alle onde. Alle BELLE signore di cui ho accennato sopra, se durante una crociera vogliono prendere il sole a prua di una nave, sanno come DEVONO esporsi. E le altre? Tutte a poppa!

Ancora oggi, a bordo di tutte le navi da crociera, si festeggia il passaggio dell’Equatore o di qualsiasi tratto di mare particolarmente importante. Questa tradizione si tramanda da tempi antichissimi, sono solo cambiate le forme. Un tempo si gettavano in mare cibi prelibati in offerta a Nettuno, oggi NESSUNO getta niente a NETTUNO ma tutti ingurgitano, a pance piene, le prelibatezze.

Infine i passaggi degli stretti e/o canali…Suez, Gibilterra, Corinto, sono sempre annunciati, con molta enfasi, dagli altoparlanti di bordo, perché sono davvero uno spettacolo suggestivo. Ricordo un piccolo episodio che… non ho mai capito. Eravamo in navigazione tra Scilla e Cariddi. Mentre l’altoparlante gridava per ben tre volte: “C’E LO STRETTO!” un distinto signore al mio fianco ha borbottato: “Anche io!” Difficile, di prima botta, distinguere… “lo” da “l’ho!”

Mah! (che non è ‘Ma’).

Un modellino dell’Amerigo Vespucci. I Mauriziani sono maestri in questo genere di modellismo.

(Alberto Nacci)



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