L’agguato degli estremisti islamici in Libia sconfessa le teorie “Osamocentriche”. Al Qaeda è ancora viva e fa ancora paura. Crolla il mito della democrazia da esportazione.L’amaro risveglio. Non basta girare filmini propagandistici con una telecamerina digitale, mostrare soldati di questa o quella fazione pronti ad agitare al cielo mitragliatori e armi varie.La Libia è ben lontana dal divenire quel paradiso di democrazia che i mass media americani hanno voluto propinarci dopo l’assassinio del Colonnello Gheddaffi.
Foto REUTERS
Chris Stevens, ambasciatore statunitense in Libia, perde la vita in un attentato contro la sede diplomatica americana di Bengasi. Il pretesto per l’attacco lo ha dato un film, giudicato offensivo per la religione islamica poiché offre una visione distorta della vita del Profeta Maometto, dipinto come una sorta di Karzai dei giorni nostri: favorevole alla pedofilia, truffatore, ambiguo. La pellicola è opera di due cristiani copti egiziani filoisraeliani, un regista ed uno sceneggiatore: il film ha certamente un certo carattere propagandistico, volendo mettere volontariamente in cattiva luce l’Islam agli occhi del mondo.
La reazione è molto più forte di quella che, anni addietro, sfociò nella “fatwa” contro Salman Rushdie, autore dei “Versi Satanici”. Questa volta non c’è stata solo la canonica minaccia di morte per i nemici della fede, ma un bagno di sangue ai danni del nemico storico della mezza luna: gli Stati Uniti.
Intanto gli USA si preparano: due navi di guerra sono già in rotta per il golfo della Sirte, si rafforzerà la sorveglianza davanti alle ambasciate statunitensi e a tutti gli altri obiettivi considerati sensibili.
Intanto riecheggiano nella rete le ultime parole che Sean Smith, una delle vittime dell’agguato, avrebbe consegnato ad alcuni contatti con i quali stava condividendo un gioco online: “Stasera potrei morire”, aveva scritto.
Dispiace che le sue parole siano state tristemente profetiche.
Intanto si prende atto di una triste, quanto prevedibile, verità: Al Qaeda non è morta con Bin Laden. E per gli Stati Uniti si registra un altro settembre di sangue.