Un gruppo parlamentare nato il 30 luglio 2010 con trentacinque deputati e dieci senatori, che si ritrova sette mesi dopo con nove fuoriusciti e con un fallimento colossale come quello del 14 dicembre alle spalle, obiettivamente fa ridere. Nonostante i tentativi di salvataggio sulla linea di Fini, che oggi si abbandona alla ricerca del soccorso delle urne manco fosse un Silvio qualunque, Futuro e Libertà prosegue su una strada che non porta lontano: quella dell'ambiguità. Una dimostrazione in più del fatto che dietro la scelta del Presidente della Camera di abbandonare Berlusconi non c'era la volontà di creare una destra riformatrice all'europea, ma solo la necessità di ritagliarsi uno spazio più ampio nel centrodestra. Una decisione, per ora, tremendamente somigliante ad un fallimento.
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