Un regista romantico, non nei modi magari, quanto nella determinazione: quella che lo ha portato a realizzare un film anni novanta nel 2015, cambiando poco o niente di ciò che era e doveva essere, ma anche quella che lo ha fatto resistere alla sua malattia, fino alla battuta dell'ultimo ciak buono. Quello del "finalmente", quello del "missione compiuta".
E allora poco importa se a montare la stesura definitiva ci ha pensato Valerio Mastandrea, se Martin(o) Scorsese non ha partecipato all'ultimo sogno di un uomo che veramente, alla lontana, poteva essere come lui, o perlomeno come i suoi film, perché l'importante è accontentarsi, prendere atto del mondo e di chi lo abita e comprendere che sarà sempre dura, sempre in balia di una sorte da fronteggiare o sotto cui arrendersi. Caligari questo lo aveva capito e con un ultimo schiaffo voleva che a capirlo fossimo anche noi.
Ma certe cose non si afferrano ovunque, bisogna scendere in basso, nelle vite di chi è considerato un randagio, un misero. Nella vita di chi non ha niente in tasca e un sacco di motivi per cui lottare e per questo, per sopravvivere, sa di dover abbaiare forte e sbavare, senza mordere (quasi) mai veramente per continuare a muoversi. Cattivi si, ma in apparenza, dunque, Vittorio e Cesare, che nella Ostia che ritorna sbarcano a singhiozzo il lunario tra spaccio di pasticche e piccoli furti. Due amici stretti da un legame fortissimo e indissolubile, accomunati da un peso da portare sulle spalle più grande di loro e della loro maturazione. Per farci scendere in tale mondo - distante chilometri dal nostro - Caligari allora ha bisogno di una via diretta, secca, dove i filtri e la fiction fanno spazio alla realtà delle serate, dei dialoghi e dei problemi dei protagonisti, l'unico modo per replicare nella nostra bocca quel sapore di amaro e nella nostra testa quel sollievo che solo un ottimo allucinogeno scacciapensieri può dare.
Ci lascia col dubbio, insomma, senza certezze o rassicurazioni, come quando pensiamo a che effetto avrebbe avuto la sua pellicola se fosse stata girata e distribuita nel momento in cui avrebbe dovuto. Quel momento che adesso sembra non essere passato, fermatosi ad aspettare, ad attendere ciò che in cuor suo voleva.Perché sarà pur vero che la negatività è ovunque, ma altresì è vero che la speranza c'è, nascosta, in minoranza, ma presente.
Trailer: