Non facciamoci ingannare dalle apparenze

Da Marcofre

Come diceva Cechov, ma anche Raymond Carver e altri scrittori, la storia denudata di tutto si riduce a due elementi: Lui e Lei. Semplice vero?
Non facciamoci ingannare dalle apparenze. È semplice per coloro che non hanno compreso la posta in gioco. Non si tratta solo di scrivere bene (con efficacia e valore); bensì di scendere al di sotto delle apparenze e mostrare cosa si nasconde.

In pratica, cosa diavolo vuol dire scendere? È davvero necessario?

L’errore tanto per cambiare nasce dalla certezza che scrivere sia alla portata di tutti poiché a scuola ce lo hanno insegnato. Basterà solo “allungare” il brodo e voilà, abbiamo un racconto. Lo allunghiamo ancora un poco? Ecco un romanzo!
Siamo bravi vero?

Terminata l’opera, basterà cercare (ma nemmeno troppo) per trovare molte persone che ci confermeranno la bontà del nostro scritto e lo faranno persuase di essere nel giusto. E saranno nel giusto, spesso.

Se questa è la nostra idea di scrittura, temo che ci sia qualche “piccolo” errore di valutazione. Senza voler apparire un intellettuale (non lo sono affatto): l’essere umano è una bestia complicata. Quando qualcuno a un certo punto decide di affrontare questo bizzarro animale, deve essere consapevole che non basterà un’occhiata o un’impressione per scrivere. Nemmeno farsi guidare dai sentimenti (bella espressione che vuol dire tutto, cioè niente) ci condurrà davvero da qualche parte.

Ci vorrà molto di più.

Ogni volta che si leggono le interviste a determinati scrittori, ci si renderà conto che costoro quando parlano dei personaggi, battono il tasto dell’autenticità. Del realismo. Non è affatto un argomento banale, o un discorso di circostanza.

Se ci sembrano solo chiacchiere, è perché inondati di immagini, chiacchiere e via discorrendo, abbiamo perso l’attitudine a cogliere quello che rende una persona, unica. E questo accade perché NON vediamo più persone, ma una folla. La gente.

“Gente” è un’etichetta, e come tale non si discosta molto da quelle che sono appiccicate sugli scaffali dei supermercati. Detersivi, mozzarelle, pasta; infine la “gente”. È una specie di educazione che si infila in ogni interstizio della nostra esistenza, da quando siamo bambini in avanti. Sono pochi quelli che si rendono conto della truffa, ma la maggior parte fanno finta di nulla. Oppure non se ne rendono davvero conto.

Chi scrive invece, capisce la verità e la racconta. Potrei forzare la mano e affermare che solo chi scrive ha compreso e agisce di conseguenza; in realtà anche chi non scrive ma usa la propria testa diventa persona, e smette i panni della “gente”.

Allora diciamo che chi scrive può farlo solo se cambia il suo sguardo nei confronti degli altri. Fino a quando è immerso nella truffa della “gente” non riuscirà ad avere quell’intelligenza capace di scavare dietro le apparenze. E come mi piace ripetere spesso: non è una cattiva notizia. Perché buona parte degli “scrittori” faranno spallucce, nemmeno prenderanno in considerazione l’ipotesi di sbagliare tutto.

Marta piangeva, piangeva, era il più triste giorno della sua vita! Paolo l’aveva lasciata: aveva senso la sua vita, ahimè? No! No!!!!!!!

Ecco qui sopra un caso di scrittura prodotta da un paio di occhi che vedono la “gente”, e nemmeno sanno dove abbiano la residenza le persone. È fin troppo semplice liquidarla come lo scritto acerbo di una persona sui tredici anni. In realtà, qualcosa del genere si trova anche in uomini e donne che hanno (purtroppo) il diritto al voto. Basta girare su certe pagine di Facebook o in alcuni forum per rendersene conto.

Lui, Lei: diceva Cechov. Anche in quella frase c’è un lui e una lei, però quanto squallore. Che cosa si vede in una frase del genere?

Marta piangeva, piangeva, era il più triste giorno della sua vita! Paolo l’aveva lasciata: aveva senso la sua vita, ahimè? No! No!!!!!!!

Niente. Pura superficie. Pigrizia, superficialità. Apparenza e nessuna capacità di mettere da parte i sentimenti per scendere a fare i conti con il mistero dell’essere umano. Nessun interesse per la complessità perché non esiste alcuna complessità: tutto è lì, chiaro e comprensibile, giusto?
Sbagliato.


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