È online su Reset la mia recensione di Il Mio Miglior Nemico. Storia delle relazioni tra Stati Uniti e Medio Oriente di Jean-Pierre Filiu e David B. (Rizzoli Lizard, 2012, 18 euro). Un libro che definire “fumetto” è riduttivo e che è stata una lettura che mi ha divertita e appassionata. L’unica pecca è che lascia i lettori con la curiosità di saperne di più e subito!
L’episodio qui accennato è forse il meno conosciuto dei tanti aneddoti che compongono Il Mio Miglior Nemico. Storia delle relazioni tra Stati Uniti e Medio Oriente di Jean-Pierre Filiu e David B., una trilogia il cui primo volume, che dal 1783 arriva al 1953, è stato di recente pubblicato in Italia da Rizzoli Lizard. L’impresa, definita “multimediale” nella prefazione all’edizione italiana, è uno dei più riusciti ed originali esperimenti narrativi di raccontare la Storia a fumetti, frutto dell’incontro tra l’arabista ed ex diplomatico francese Jean-Pierre Filiu e il disegnatore francese David B., noto in Francia e all’estero.
L’esigenza di capire e raccontare come si fosse arrivati alla Guerra del Golfo del 2003, evento tra i più controversi delle relazioni internazionali degli ultimi anni, è stato il punto di partenza da cui gli autori hanno cominciato a lavorare. Il risultato è un’opera che tenta di evidenziare non solo le linee di frattura del rapporto Stati Uniti – Medio Oriente, la genesi e le conseguenze, ma anche le somiglianze tra i due universi, nel tentativo di riportare alla luce i corsi e i ricorsi di una lunga storia in comune.
È così che il primo volume si apre con un episodio dell’epica sumerica risalente a 4400 anni fa, i cui protagonisti, Gilgamesh ed Enkidu, alle prese con la loro guerra preventiva contro il demone Humbaba, vengono accostati a George W. Bush e a Donald Rumsfeld durante la Guerra in Iraq del 2003. “Le crudeltà comunicano nel tempo”, scrivono gli autori. È un parallelo duro, che spiazza il lettore, ma che alla fine convince e getta le basi di un discorso i cui fili verranno riannodati al termine del terzo volume.
Si prosegue poi tra episodi noti e altri meno conosciuti della Storia, passando dalle guerre corsare, alla dottrina del Destino Manifesto, fino ad arrivare alla corsa al petrolio saudita e iraniano della prima metà del ’900, con cui si conclude il primo volume.
La rigorosità del lavoro storiografico viene mitigata dal tono irriverente e sardonico con cui l’illustratore ritrae vizi e virtù dei protagonisti storici. Il tratto di David B. non è quello rigoroso e dettagliato del graphic-journalism alla Joe Sacco in Gaza 1956, né somiglia alla linea arrotondata e orientalistica di Craig Thompson in Habibi, volendo citare altre due recenti monumentali opere a fumetti. La recensione continua qui su Reset!
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Ne approfitto anche per segnalarvi la nascita (è notizia di ieri!) di Arab media REPORT, un progetto innovativo e interessante promosso dall’associazione Reset-Dialogues on Civilizations, che mira a sviluppare e diffondere in Italia una maggiore conoscenza dei media dei paesi arabi e di Iran e Turchia e “delle televisioni satellitari e terrestri e dei social media digitali, realtà che stanno formando il nuovo orizzonte culturale, politico e sociale dell’area mediterranea e del Medio Oriente”.
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