Non lasciarmi – recensione

Creato il 25 marzo 2011 da Soloparolesparse

Se guardiamo il soggetto, Non lasciarmi è da catalogare tra i film di fantascienza.
Il problema è che il film di Mark Romanek non ha nulla di quello che ci si aspetta da un film fantascientifico… ha invece tutto quello che si chiede ad un dramma splendido, assoluto e senza speranza.

Kathy, Tommy e Ruth sono tre dei ragazzi che vivono in uno splendido college modello inglese. E la loro vita si svolge nela normalità di tutti i ragazzi degli anni ’60.
Solo che in quella scuola (ed in molte altre) studiano e vengono cresciuti ragazzi creati in laboratorio, fatti nascere con l’unico obiettivo di fornire organi sostitutivi al momento della necessità. In definitiva nessuno di loro raggiungerà mai l’età adulta. Tutti, dopo due, tre, al massimo quattro donazioni, “completeranno” la loro vita.

In questa situazione di sfondo i tre provano comunque a vivere la loro vita, sapendo che sarà breve.
Il rapporto che li lega è molto forte ed è fatto di grande amore, di gelosia, di sgarbi, di passione.
Sentimenti normali e diffusissimi, che tuttavia nella loro situazione assumono un significato molto diverso.

Non lasciarmi è una pellicola splendida, di un’intensità drammatica davvero esagerata, a tratti insopportabile.
La narrazione di Romanek è delicata e perfettamente orchestrata. Per mezz’ora seguiamo le vicende di un gruppo di ragazzini in una scuola e quando arriva la rivelazione ci siamo quasi dimenticati che quella non è una scuola normale.

Dolce, pieno di poesia, di amore, ma anche ed inevitabilmente con unarassegnazione sempre lucida e presente.
Diventa decisamente più inquietante quando, anni dopo, i protagonisti vengono chiamati per le loro prime donazioni e si concretizza la rassegnata paura con cui convivono dalla nascita.

I tre protagonisti sono davvero notevoli.
Andrew Garfield riesce ad esprimere la rabbia del suo personaggio, che tuttavia mai si trasforma in un tentativo di rivalsa… ecco, la ribellione, la tentata fuga non c’è mai, non è prevista.
Keira Knightley è splendida e fortemente drammatica quando le cose si fanno serie, Carey Mulligan è credibilissima e mi sorprende quella rassegnazione fissa , quell’impotenza che le compare sul volto per l’intera durata del film, sia che debba rinunciare al suo amore, sia che debba accettare la sua condizione e quindi la sua fine (o quella dei suoi amici).

Curiosa è poi l’ambientazione temporale.
Siamo nell’Inghilterra tra gli anni ’60 e ’90 e non c’è nulla di diverso da quello che conosciamo, se non la presenza di questi uomini e donne creati come pezzi di ricambio… come detto in principio, nessuna concessione alla fantscienza come siamo abituati a conoscerla.

Il finale è devastante, di una drammaticità narravtiva assoluta e coinvolgente.
Ma Non lasciarmi è davvero ricco di sensazioni, di messaggi, di riferimenti morali e culturali… non perdetelo!


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