Non lo sapevo. Il primo cantiere nel Mediterraneo

Creato il 10 marzo 2014 da Vesuviolive

Con la rubrica “Non lo sapevo” i nostri lettori sono stati trasportati nel quasi onirico Regno delle due Sicilie. Un apparato statale che dista da noi poco più di un secolo ma che rappresenta un luogo di lavoro e di avanguardie sociali ed economiche. Basti pensare alla ferriera di Mongiana e al polo siderurgico di Pietrarsa. Entrambi i poli rappresentarono una grande fonte di lavoro e di prestigio per il Regno. Grazie alla lungimiranza regia furono sanciti dal meridione altri importanti primati, tra cui, il più celebre, la realizzazione della prima linea ferroviaria Napoli – Portici.

I Borbone realizzarono opere grandiose anche nel mare, come la Ferdinando I e il Sicilia, rispettivamente il primo piroscafo nel Mediterraneo e il primo ad attraversare l’Oceano Atlantico, per giungere in America. Restando ancora al tema delle acque, oggi ci occupiamo del primo cantiere navale del mediterraneo, sito a Castellammare di Stabia.

Nella zona, dove un tempo sorgeva l’antica città di Stabia, cittadina romana sommersa da un eruzione del Vesuvio nel 79 d.c., vi era un convento delle suore Carmelitane, oltre a piccoli cantieri navali artigiani, attivi già dal 1500, che rispetto al resto della penisola, erano capaci di realizzare imbarcazioni più complesse di quelle legate alla semplice attività di pesca.

Ferdinando IV di Borbone, da diverso tempo, era alla ricerca di una zona del suo regno, ottimale per la realizzazione di un enorme cantiere navale, in quanto lo scalo di Napoli non era più sufficiente e la Marina Borbonica chiedeva sempre più navi da guerra. Assegnò al suo primo ministro, Giovanni Eduardo Acton, l’incarico di effettuare un indagine per trovare il luogo adatto a tale realizzazione.

La scelta cadde su Castellammare di Stabia, poiché era molto vicina ai boschi di proprietà demaniale di Quisisana che dalle pendici del Monte Faito, garantivano legname da costruzione. Inoltre vi erano numerose ed abbondanti fonti di acque minerali , che permettevano un trattamento del legno altrove impossibile ed era una zona legata da una comoda ed ampia strada, a Napoli.  Infine i maestri d’ascia stabiesi, che si tramandavano il mestiere di padre in figlio, assicuravano disponibilità di manodopera qualificata e duratura.

I lavori per la realizzazione del primo cantiere nel Mediterraneo furono seguiti dall’ing. Bianchini e dall’ingegnere francese Antonio Imbert. L’opera fu completata nel 1783, dopo l’abolizione del preesistente convento carmelitano. Si trattava del maggiore stabilimento italiano, dando lavoro a c.a. 1800 operai. Oltre agli stabiesi, fu dato lavoro anche ad alcuni galeotti.

In brevissimo tempo le navi costruite a Castellammare fecero divenire l’Armata di Mare, la seconda Marina del Mediterraneo dopo quella francese. La prima nave da guerra costruita  fu la fregata Stabia, l’anno seguente fu varato il vascello Partenope, poi la fregata Pallade e la corvetta Flora e negli anni a seguire decine di altre imbarcazioni. Dieci anni dopo fu costruito lo Stabilimento Produzione Cordami nei pressi del cantiere, tutt’oggi esistente, e fu creata la Scuola di Applicazione del Genio Navale.

Achille Gigante, nella sua opera Viaggi artistici per le Due Sicilie del 1845 scrive:

“Esso fu qui stabilito da Re Ferdinando IV, fin da’ primi anni del suo regno, occupandovi un vasto spazio di terreno, nonché l’abolito monasterio de’ Padri Carmelitani. Di buone fabbriche il sussidiò quel principe e di utensili e macchine necessarie quali a quei tempi poteansi desiderare. Oggidì è il primo arsenale del regno, e tale che fa invidia a quelli di parecchie regioni d’Europa. Sonovi in esso vari magazzini di deposito, e conserve d’acqua per mettere a mollo il legname, e sale per i lavori, e ferriere, e macchine ed argani, secondo che dagli ultimi progressi della scienza sono addimantati, e mercè dei quali abbiamo noialtri veduto con poco di forza e di gente tirare a secco un vascello nel più breve spazio di tempo”.

Sotto la dinastia borbonica furono varate navi tra le più moderne e veloci dell’epoca, dotate di macchine da 300 cavalli. La presenza dell’importante cantiere navale e della Reggia di Quisisana fecero si che a Castellammare si installassero ben 17 sedi consolari: Austria-Ungheria, Francia e Gran Bretagna, Grecia, Spagna, Olanda, Paraguay, Turchia, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Russia, Sardegna, Svezia e Stati Uniti d’America.

Inutile dire che con la nascita del Regno d’Italia, i cantieri stabiesi andarono incontro ad assurde difficoltà create dai politici del Regno che ne discussero l’ubicazione e il ridimensionamento. I governi dell’Italia post unitaria, cercarono in tutti i modi di ostacolare il lavoro che si svolgeva all’interno di questo stabilimento. Tra le scelte più discusse ci fu l’assurda idea di soppiantare i legno con l’acciaio. Nonostante ciò, non fu un problema per i lavoratori stabiesi, di grandi capacità tecniche e fortemente legati alla storia dei cantieri, i quali passarono dalla costruzione dei vascelli a vela e a vapore alle corazzate con grande spirito innovativo.

Riuscendo a resistere a tale politica nel 1864 i cantieri vararono la prima corazzata del nuovo Regno e, sette anni dopo, la prima nave completamente in ferro. Nel 1876 dai cantieri di Castellammare di Stabia, uscì la più grande corazzata del mondo progettata da Benedetto Brin. Attualmente il cantiere è ancora operante anche se è stato totalmente inglobato nel gruppo Fincantieri.


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