Non me la ricordavo quasi più la fase dei perché.
Ettore ci è entrato in pieno e mi trascina dentro un vortice sfiancante.
E non serve troncare la successione dei perché con il classico "perché sì" pronunciato con aria severa e insofferente, che quando glielo dici ti sembra sia chiaro che il discorso è chiuso e che il nanetto non avrà possibilità di rilancio.
Invece lui, astuto e subdolo, guardandoti con gli occhioni stupefatti e curiosi ti chiede "e perché sì"?
Ho provato ieri con una frase suggerita da un'amica: "perché la gamba l'è attaccata al pé".
Mi ha osservato perplesso e me l'ha chiesto:
"e perché?"
Ha ragione.
È inutile sottrarsi.
E poi io lo so: un giorno la smetterà, parlerà bene, camminerà da solo sulla sua strada e non avrà bisogno di me per capire il mondo.
E io mi struggerò di nostalgia...