Non ne ho colpa…Non ne ho merito!

Creato il 24 agosto 2012 da Tnepd

Una sacra scintilla di rabbia. Una istintiva, insopprimibile scintilla di avversione.  Mi sono spesso domandato, con grande insisitenza, perché l’organizzazione di questa nostra società sospinge a vele spiegate la psiche dell’individuo, verso la più spietata soppressione di ogni istinto aggressivo INDIVIDUALE. Quello di cui vado parlando qui, non ambisce certo ad essere LA risposta, forse. Ma è comunque UNA risposta. In fondo all’anima, da qualche parte, nessuno ama se stesso, se accetta di farsi identico a qualcun altro. A QUALSIASI, qualcun altro. Che si tratti di un genitore, un guru, o una stella del cinema, ogni essere umano da qualche parte finisce per odiare se stesso, se ne diventa la fedele riproduzione. Ispirarsi agli altri fa bene. Può far molto bene. A volte, è capace di salvarci la vita. Ma “ripetere” pedissequamente un altro essere, distrugge interiormente la nostra interiorità. Il risultato, sebbene occultato abilmente dalla psiche, è sempre una qualche deriva sado-masochistica. Cosa centra tutto questo, con la rabbia? Ebbene, è un BENE, di quelli di importanza capitale, provare un qualche sentimento di avversione, per quanto minima, anche e soprattutto di fronte alle verità che ci propone un’altra persona.  E’ bene, e non c’è di che inorridire, che esista una qualche forma di sentimento ambivalente, che in un certo senso ci mantiene in “competizione”, e avversi, nei confronti  degli “esempi” cui nondimeno ci ispiriamo. Quella scintilla di rabbia, però, può lavorare al nostro servizio, e soprattutto non produrre danni, unicamente se dello studio della nostra psiche, di come funzioniamo,  facciamo una scienza e un’indagine personale.  Rammentate: non conoscere se stesso, oltre ad essere  un ottimo modo per trasformarsi nel burattino di qualcun altro, è un delitto che l’uomo compie contro la sua stessa Umanità; e contro il compito, per il quale egli è venuto certamente al mondo.  Quella scintilla di rabbia, che accompagna ogni attento indagatore quando trae ispirazione e forza dalle parole di qualcun altro, non deve spaventare né inorridire. Io credo, si tratti della più naturale delle ambivalenze emozionali-volitive della natura umana. E’ un fatto di natura, che la rabbia esista per preservare la nostra diversità specifica. Tutto quanto, cioè, serve a mantenerci e svilupparci in qualità di individui unici e irripetibili. Adoriamo, in qualità di ricercatori, l’evento di qualcuno che ci aiuti a diradare le nebbie dai significati che stiamo perseguendo. Al contempo, però, quella scintilla di rabbia è lì per ricordarci che, in ogni caso, non dobbiamo né accettiamo di essere la fotocopia, o l’ennesimo seguace passivo, di qualcun altro… Quand’anche un maestro di questo o di un altro mondo, mi proponesse una chiave di lettura assolutamente verosimile ed esaustiva della realtà; quand’anche non trovassi niente da eccepire alle sue conclusioni in merito, state pure sicuri che troverei una strada per oppormi a lui in qualche maniera. E non, perché amo mettermi ad ogni costo in competizione. E non, come purtroppo molti fanno, per invidia o antagonismo gerarchico. Ma perchè, semplicemente, la verità di un altro individuo, non può in ogni caso coincidere totalmente con la mia, al punto di invalidare il senso, appunto, personale della ricerca umana. Anche questa è CONSAPEVOLEZZA. Anche questa, è SPIRITUALITA’. Si tratta di una forma salutare di aggressività; leggera come un sibilo, scorre in profondità come un piccolo torrente sotterraneo. Ma la sua importanza, nell’economia della vita di un individuo, è senza pari.  “Adoro quanto hai da donarmi e te ne ringrazio, amico mio. Resta la verità più grande di tutte: io non sono te!”.  Si tratta, aconra una volta mi impegno a ripeterlo , di una forma elevata e spirituale di aggressività. Niente a che vedere con la cosiddetta “violenza”, niente a che vedere con invidia o tendenza necrofile in senso “frommiano”. La sana spinta a erigere paletti e confini, di definirsi progressivamente per diversità specifiche, invece che per similitudini. La presa di coscienza della propria “prIvata proprietà”, IL “ME” E IL “MIO”, in alternativa e opposizione e quel, chiamiamolo, “comunismo spirituale”, che in mille forme diverse ha insegnato agli uomini a identificare come spirituale, ogni deviato impulso verso l’omologazione e all’auto-annullamento.   Chi lo stabilisce, che la spiritualità è ciò che ci permette di riconoscerci come “tutti uguali”? E se si trattasse invece del processo diametralmente opposto, nato e prestabilito per i fieri e i coraggiosi di spirito; gli unici, capaci i sostenere il meravigliso peso, dell’essere “tutti diversi”? A mio avviso, anzi, la cosiddetta “violenza”, posto che sarebbe ora che ridefinissimo personalmente il significato da attribuire a questa come ad altre parole chiave della nostra esistenza ( ad esempio: “Amore”, “odio”, “egoismo” ed “altruismo”), trova ancora spazio nella realtà manifesta, materiale, proprio a causa della complessità del processo di repressione della sana aggressività nel singolo. Nessuno vuole veramente essere uguale agli altri. E questa una radice del sadismo, verso sé e verso gli altri, che continua a manifestarsi nel mondo. Nessuno vuole essere identico a…..Eppure, è proprio quanto regolarmente avviene: tutti, o quasi, fuggono come la peste il pericolo di poter essere additati come “diversi”. Quanti conlitti interiori, quanto odio inespresso contro il fantesma del prprio sé, può generare questo suicidio spirituale?
Un processo, un delitto, che ogni istante avviene sia ad opera dell’ambiente “esterno”umano, ipocrita e insostenibile, nel quale viviamo…Sia ad opera delle tendenze necrofile interiori dello stesso individuo. Sadismo….e masochismo.   Purtroppo, la maggior parte di noi è ancora persuasa dall’indiscussa certezza che la “realtà” è semplicemente qualcosa che troviamo, bell e pronto, là fuori. E non, qualcosa che porta invece inesorabilmente a manifestazione,  le dinamiche interiori, trascurate, misconosciute o demonizzate, dell’umanità. Dell’individuo. Se è vero che “conoscere”, è sempre un pò “arrabbiarsi”, certo è che una delle fonti più sane, da cui attingere spinte propulsive, è e rimane la forza che imprime, imprime e ancora e ancora, sempre e comunque una inviolabile linea di demarcazione, tra ciò che sono gli altri, e ciò che realizziamo essere “noi stessi”. E io ho fin qui parlato di confronto, di sana demarcazione, tra invidui e guide sobrie, coscienziose, oneste e integre. Immaginate quanto può essere detto, dell’individuo che accetta di annullare semplicemente la propia unicità, dietro a uno dei tanti, vecchi o nuovi, credi pre-confezionati, omologanti, che ci vogliono tutti uguali, tutti colpevoli, tutti imperfetti: tutti pecore. Quanto auto-sadismo può nascondere, in profondità, quanto si odia, a di sotto delle più composte e rilassate apparenze, un uomo che accetti ogni giorno verità ed esempi di seconda, terza, millesima mano, dogmi inindagati, invece di indagare e ricercare un proprio significato, unico e irripetibile, da dare a se stesso e a quanto lo circonda?  E guardate che il problema è di un’attualità sconcertante. Pure in questa era di intenta trasformazione spirituale dell’umanità, la stragrande maggioranza di quanti sentono e decidono di voler cambiare, di volersi “ancorare” veramente alla propria essenza o evolvere, finiscono puntualmente per ripararsi sotto l’ombra di qualcun’altro, invece di fare perno solidamente sulle proprie gambe! Invece di “ispirarsi”, di confrontarsi e poi lasciare germogliare quella sacra sintilla di rabbia, che sola può portare alla demarcazione,  al manifestarsi della loro differenza specifica, eccoli reprimersi prontamente, sopprimere il sussurro o il grido di un’anima che li terrorizza in quanto “loro e solo loro”, e affidarsi ciecamente all’ennesimo guru di sostegno. “Qualsiasi cosa accada, l’ha detto lui, non io! E’ una sua, non una mia responsabilità, in bene come in male! Non ne ho colpa, non ne ho merito!” Ma in questo modo, il mondo non può cambiar in meglio. Non là fuori, nella realtà che manifesta i pensieri e le dedizioni di queste persone. Non nel loro mondo interiore, dominato e costretto tra le spire della PAURA. E neppure per tutti gli altri, quelli con i quali questo genere di persona entra in contatto e interagisce, che si trovano a fare le spese delle azioni e scelte, di queste “caricature” di esseri umani in evoluzione… Un abbraccio controcorrente David The Hurricane Di Bella

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