Non occorre un referendum costituzionale per rottamare chi ha rottamato la democrazia!
Creato il 30 dicembre 2015 da Freeskipper
Grandissimo, insuperabile, parolaio. Il number-one della tele-vendita. Come twitta lui, non twitta nessuno! Egocentrico, strafottente, autocratico, ambizioso, a tal punto, da essere stato capace di: diventare il capo del governo italiano senza passare per il consenso popolare; svalutare il mondo del lavoro senza concertazione con le parti sociali, dacchè considera ogni forma di consultazione democratica una inutile perdita di tempo; spacciare per riforme strutturali una passata di vernice, persino di pessima qualità, sul ferro vecchio e arrugginito di un’Italia sfasciata che, invece, ha bisogno di un nuovo motore per rimettersi in moto; trasformare il referendum costituzionale dell’autunno 2016 in un sondaggio su se stesso: "Se perdo il referendum costituzionale - scandisce - considererò fallita la mia esperienza politica."!? Parole, chiacchiere, cabaret, fumo. Gli italiani ricordano bene lo “Stai sereno" a Enrico Letta e “Io premier senza votare? Chi ce lo fa fare?”. Tutte controindicazioni alla salute del nostro sistema democratico, che certo non lo sfratteranno oggi stesso da Palazzo Chigi, ma che non lo aiuteranno a salire sul podio di Mister Simpatia. Ma in politica l’essere simpatico conta fino ad un certo punto. Alla resa dei conti quel che pesa sono i fatti. E il "premier senza voto" è la dimostrazione vivente di chi sa vendere tanto fumo, ma che poi quando c’è da portare a tavola l’arrosto lascia tutti a bocca asciutta.Tutti tranne lui e il giglio magico. Tutti tranne lui, i suoi amici e gli amici degli amici! È da metà degli anni '90 che il reddito per abitante in Italia perde terreno rispetto alle altre economie europee. Il ceto medio è stato massacrato e rischia l’estinzione. I poveri sono sempre più poveri e aumentano di anno in anno. E questo perché, come sostengono illustri economisti internazionale e non i soliti gufacci nostrani, la "produttività totale dei fattori" (l'organizzazione e le regole del lavoro, le competenze, gli investimenti e la tecnologia, la burocrazia, l'apertura del mercato, le infrastrutture o le forniture energetiche) è in calo (0,3% l'anno) dalla fine del secolo scorso, caso praticamente unico, visto che cresce quasi ovunque nel resto d'Europa e negli Stati Uniti. La "produttività totale dei fattori", più del debito o della crescita, è il termometro del sistema. E in Italia, scende da 15 anni. Basta spremere i “soliti fessi”. Se non si adeguano salari e pensioni alla media europea, dell’Italia non resteranno neppure le macerie! Pertanto, considerata la gravità del momento, non occorre aspettare il referendum del 2016 per rottamare chi ha rottamato la democrazia! Così come dopo la caduta del governo Berlusconi non è stato concesso agli italiani il diritto/dovere di andare a nuove elezioni, ma si è pensato "male" di affidare il governo del Paese a ben tre presidenti del consiglio "nominati" e mai eletti che hanno ridotto l'Italia ad un cumulo di rovine, che adesso si ripristini la democrazia e che la parola torni al popolo sovrano!