Il mio intento, maturato dalle vicissitudini della vita piuttosto che nell’ipertrofico ego collettivo delle congreghe&combricole, sarebbe quello di non perdere tempo a denunciare le follie di cervelli fradici, mentecatti; impediti, se proprio vogliamo lasciarci permeare dallo spirito amorevole del Cristo.
Perché considero una perdita di tempo denunciare le idiozie di questa gentaglia?
Potrei rispondere che le mie origini cattoliche, l’educazione religiosa e i trascorsi in seminario mi hanno costretto a una sofferta riflessione storica, antropologica, filosofica con le conseguenze del caso.
Dalla storia, per esempio, ho capito che i libri sbandierati come “Parola di Dio” hanno subito tante e tali manipolazioni editoriali da creare diverse interpretazioni, scuole di pensiero, congreghe&combricole. A sentir loro, tutte possiedono il Libro Sacro, l’inoppugnabile autoreferenziale prova di essere gli unici, veri figli di Dio e dintorni. Come scegliere tra tanta offerta di spiritualità? E se smarriti e confusi scegliessimo il reparto e lo scaffale sbagliati? Che ne sarebbe della nostra anima?
Sapete perché credo che la religione cattolica finirà col diventare il più grande supermercato della spiritualità? Perché dispone del più geniale dei prodotti: il sacramento (?) della confessione.
Riflettiamo per qualche istante sull’incredibile potenziale di questo sublime figlio dell’ingegno cattolico: hai detto il falso, rubato, fatto carriera politica, scopato le mogli degli altri, molestato, stuprato, violentato, ammazzato e finanche bestemmiato?
Non c’è problema: tu raccontami quello che hai fatto (con dovizia di dettagli mi raccomando), péntiti, chiedi perdono a Dio e sarai mondato; tornerai pulito e bianco come la cotta del chierichetto stesa ad asciugare: nemmeno un’ombra di sangue, sperma o codice IBAN rimarrà sull’anima dopo il riciclaggio. Assolto perché reo confesso, ma solo se ti abbiamo battezzato Noi, altrimenti niente! Brucerai all’inferno per l’eternità, parola di…
Ecco, qui le cose si complicano, perché le “espressioni” delle proclamate verità sono talmente numerose e astruse da riportarmi al tempo degli esercizi di Algebra, a quel “capire per capire” che in gioventù mi eccitava come le copertine di un settimanale osé. In gioventù…
Dalla filosofia invece, ho compreso che un libro, per quanto inciso nella pietra dal sacro fuoco dell’immarcescibile madre di tutte le bufale che pascolano nelle menti dei fedeli, resta sempre un libro: scritto da uno o più soggetti per uno scopo, editato da chi ci mette i soldi per carta e inchiostro, promosso dalle svariate congreghe&combricole per conquistare il consenso e i suoi preziosi derivati economici, sociali e politici.
Delle mie riflessioni antropologiche ne parlerò in un altro articolo, quando affronterò il tema della dissociazione attiva come strategia di sopravvivenza.
Perché il volto di don Gallo?
Se te lo chiedi, leggi la sua storia.
Se leggeremo il libro di quei bischerelli?
Spiacenti, non possumus.
Arvales presenta un nuovo intervento: Non possumus