Non ridere
- Non ridere. Sorrise ancora. - Per favore. Lei assunse un’espressione buffa e scoppiò in una risata esagerata. Posai il pennello. - Hai finito? Lasciai perdere la tela, abbandonai la tavolozza e spostai il cavalletto. Mi avvicinai alla ragazza e la guardai con occhi attenti. - Non sai posare. Mi allontanai e la vidi: mi guardò sorpresa. Non si aspettava una mia reazione tanto indifferente. Reazione, questa, che riuscii a simulare con efficacia, sebbene dentro di me un nuovo sentimento nasceva nei confronti della giovane ragazza. Mi avvicinai alla finestra e mi lasciai rinfrescare dal vento. Poi chiusi i vetri e accostai le tende. - Per oggi abbiamo finito. - Come? Abbiamo già finito? Io non risposi. Mi limitai ad annuire e abbozzai un sorriso stupido, come quello che ella aveva ostentato sul suo splendido volto. Rimasi un istante così, senza parole, a fissare la perfezione delle sue forme, la lucentezza del suo colore e la liscia omogeneità della sua pelle. Sapevo che stava segretamente mordendosi le labbra. E me ne compiacevo. - Torno la settimana prossima. - dissi io con calcolata noncuranza. Presi il cavalletto sotto il braccio e la sacca degli attrezzi. Poi mi voltai d’improvviso verso di lei, per non perdere l’ultima espressione sincera del suo volto. Gli occhi sbarrati, le labbra leggermente dischiuse. Sapevo cosa avrebbe voluto dirmi in quel momento, e sapevo che non l’avrebbe fatto. Feci il segno di togliermi il cappello e mi appressai all’uscita. Ella giocò la sua ultima carta. - Non mi troverai qui. Mi voltai e la guardai con soddisfazione. Con l’orgoglio di aver conquistato la sua intimità, distesi la tela e riaprii la finestra. La luce era ottima, il gioco d’ombre evidenziava le curve perfette del suo viso. Anche questa volta lei sorrise. E io non dissi niente.
Ispirato alla tela "La Gioconda"
di Leonardo da Vinci