“Sentivo addosso l’etichetta della persona non gradita ovunque andassi (…..) Intanto altri, con qualche fardello accertato, continuano a stare in gruppo” È una delle amare impressioni che Alessandro Ballan ha rilasciato al gazzettino del 4 marzo, mentre parlava del suo alzare bandiera bianca e decidere di ritirarsi in maniera definitiva dall’attività ciclistica. La sua carriera è vissuta principalmente attorno a due periodi dai colori decisamente diversi. Quelli brillanti e sfavillanti che lo hanno portato ad essere l’ultimo italiano a vincere il Giro delle Fiandre (2007) e anche il nostro ultimo iridato su strada in linea (Varese 2008). Poi arrivarono grossi problemi per un trattamento sanguigno praticato a scopo medico, ma fatto con troppa leggerezza, che gli costò una squalifica sportiva (“grave negligenza”, la motivazione) di due anni. Non molto tempo fa la giustizia ordinaria lo ha scagionato, ma ormai la frittata era fatta e la carriera quasi andata. Poi i tentativi di tornare in gruppo, fino a che l’ex iridato a preferito lasciar perdere. Nel quotidiano che ha riportato la notizia viene dato risalto alla motivazione dei controlli antidoping effettuati con asfissiante continuità. Ma è più probabile che le motivazioni più pesanti e più vere siano invece quelle che arrivano dalle sue considerazioni sopra riportate. Dopotutto nell’ambiente ciclistico si sta zitti su personaggi che hanno avuto magagne con questioni doping, ma vengono ancora riveriti dal giornalista, dallo sponsor, dal dirigente, dal commentatore o addetto ai lavori di turno, che sono la provata testimonianza di come i casi di amnesia ciclistica siano la patologia più diffusa, soprattutto a telecamere accese che probabilmente provocano una misteriosa velocizzazione di questo virus nel suo moltiplicarsi e irrobustirsi. Ballan si tenga stretti Fiandre e Mondiale. Sono state due vittorie inattaccabili che ancora ricordiamo tutti con grande felicità e che nessuno può discutere.