La scorsa notte la porta del locale è stata forzata con una leva o un piede di porco e i malviventi sono potuti entrare trovando, però, ben poco da portar via: solo il cassetto blindato del registratore di cassa che, però, era vuoto. Null’altro è stato toccato.
Le modalità con le quali è stata forzata la porta lasciano supporre che si tratti della stessa mano che ha messo a segno gli altri “colpi” in centro: la leva infilata nella fessura tra stipite e porta è lo stesso sistema utilizzato per scassinare il negozio di abbigliamento di viale Gramsci e l’altro bar di corso Matteotti, non distante dal luogo dell’ultimo episodio. Anche il tentativo di scasso avvenuto ai danni di un’abitazione privata nel centro storico presenta la stessa modalità di effrazione. Siamo, quindi, probabilmente di fronte ad una banda che agisce in modo seriale e poco professionale, data anche la modestia del “bottino” che in genere riesce a portar via.
Poco più che balordi, quindi. Di certo non professionisti visto il rischio che si assumono per un risultato così modesto. Il sospetto è che ci siano dei legami tra la serie di furti e i continui atti vandalici di cui è oggetto la città da qualche tempo a questa parte. I cittadini cominciano ad essere seriamente preoccupati.
Colgo l'occasione per esprimere la mia solidarietà, per quel che vale, a Stefano e Martina.
Luca Craia