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Non siamo nati per leggere. Ma il cervello ce l’ha fatta!

Creato il 16 maggio 2014 da Maria Grazia @MGraziaPiem

Non siamo nati per leggere. Ma il cervello ce l’ha fatta!

Non siamo nati per leggere. È la prima affermazione di Maryanne Wolf ed è quella che mi ha convinta ad acquistare Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge.

Non siamo nati per leggere è la tesi da cui ha inizio la storia affascinante di come il nostro cervello si è plasmato per imparare a farlo. Per tutti i lettori seriali e appassionati, leggere è un atto così scontato da essere automatico e purtroppo quasi banale. Capirete quindi il piccolo shock che ho avuto scoprendo che la lettura non è una predisposizione naturale scritta nel DNA e trasmissibile geneticamente ma, al contrario, leggere è una conquista, è il frutto di una fatica immane e affascinante che ha permesso all’umanità di costruire nuovi mondi e ampliare i suoi orizzonti.

Maryanne Wolf è una neuroscienziata cognitivista che ha concentrato i suoi studi sulla dislessia. Uno studio dopo l’altro ha capito che, a un certo punto della nostra storia, il cervello ha dovuto rispondere a un nuovo bisogno dell’umanità: comunicare in forma scritta. Così, grazie alla plasticità, il cervello ha saputo modellarsi e rinnovarsi fino a creare collegamenti nervosi fino ad allora assenti, e con ciò ha dato vita all’analisi, alla catalogazione dei dati, alla sedimentazione della storia e dei ricordi e ha permesso all’uomo, prima di liberarsi dal fardello del dover imparare tutto a memoria per ricordare ogni cosa, e poi di creare tracce visibili e concrete di un passato remoto da ricostruire per conoscere la nostra specie.

Leggere questo libro per me è stato incredibile perché mi ha dato la vibrante emozione di ripercorrere, in sole 260 pagine circa, 6.000 anni di evoluzione del nostro cervello. È un viaggio ricco di colpi di scena, come l’avversità di Socrate verso la parola scritta, la preziosità dei dislessici per l’uomo e la società, e le immense incognite del futuro. Tra tutte, quella che guarda alle nuove tecnologie come a un potenziale strumento di atrofizzazione delle funzioni cerebrali costruite nel corso dei secoli.

Cosa cambia se la lettura cambia? Quali aree cerebrali rischiano di sparire? Quali nuove forme assumerà il cervello? Si direbbero domande da 100 milioni di dollari a cui nessuno adesso sa dare una risposta.

Sono arcana, lo so, ma in un post è impossibile entrare nel dettaglio di tutto ciò di cui Maryanne Wolf parla. Se vi ho stuzzicato anche solo un po’ non gongolate nella curiosità: leggete Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge.


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