17 APRILE – Il terrorismo colpisce ancora, oltre che a Boston, anche la Somalia, Mogadiscio in particolare. Gli integralisti shabaab, che appartengono all´omonimo gruppo insurrezionalista islamico da tempo legato ad Al Qaeda, hanno infatti causato appena tre giorni fa una strage nei pressi del tribunale aggiungendo ad un´ormai macabra lista ben 30 vittime e più di 50 feriti. Il massacro ha visto anzitutto l´esplosione di 6 kamikaze nei pressi del Palazzo di Giustizia, mentre altri tre avevano indossato le divise della polizia e sarebbero stati assassinati dalle stesse forze armate durante i disordini verificatisi subito dopo, nel clima di panico generale. Nella stessa giornata, a poche ore di distanza, un’autobomba ha inoltre causato una nuova carneficina sulla via che conduce all´aeroporto della capitale somala. In questo caso è stata colpita un´autovettura della Mezzaluna rossa, ente parallelo alla Croce Rossa quindi anch´esso impegnato nelle operazioni di soccorso sanitario e sociale alle popolazioni arabe.
Stupisce la precisione maniacale con cui gli shaabisti perseguono il loro progetto di morte. Circa un mese fa, infatti, avevano causato altri 10 morti attuando un´esplosione nei pressi del palazzo presidenziale, in un puzzle dell´orrore che ad ogni nuovo atto pianificato dal terrorismo internazionale suscita terrore in chi vive e lavora in Somalia. Segnale, secondo il capo di stato Hassan Sheikh Mohamud, che i terroristi cercano di attuare un estremo piano di sopravvivenza, dopo la perdita dei centri di potere interni ad Al Qaeda e la conseguente incertezza sulla linea d´azione da seguire.
La notizia di questa ennesima carneficina è stata in parte eclissata da quella dell´attentato che ha colpito Boston, sia per il fatto che la Somalia appare agli Occidentali come una terra lontana e già martoriata dalle lotte fratricide, sia perché la strage di Boston ha riportato alla memoria l´11 settembre 2001 ed il panico che ne conseguì. Senza pensare che esista un “piano del terrore” a livello globale, appare tuttavia chiaro che le guerre si combattono sempre più spesso ricorrendo a nemici invisibili, che si volatilizzano dopo aver piazzato strategicamente qualche bomba nei luoghi ad alta frequentazione o alle manifestazioni più sentite dalla gente.
Nel caso di Boston, finora, si sa solo che gli ordigni questi sarebbero stati fabbricati artigianalmente con delle bombole a pressione nelle quali erano stati collocati chiodi, esplosivo e un cellulare necessario ad innescare l’esplosione. Erano quindi bombe rudimentali, fabbricate spendendo pochi dollari in un qualsiasi supermercato statunitense. Resta ora il bilancio delle vittime: tre morti tra i quali una studentessa universitaria, un bambino e una donna di 29 anni originaria di una cittadina a nord di Boston. Poi, ancora, 176 vittime, delle quali la metà é stata ormai dimessa, ma 17 persone restano tutt’ora gravi.Sebbene il presidente Barack Obama abbia ripetuto a gran voce che “Gli Americani non si fanno terrorizzare”, la vicenda assume i toni cupi dell’attentato politico nel quale, molto probabilmente, i pianificatori avevano di mira il governatore, letteralmente “seduto sulla bomba” stando agli ultimi rilievi dell’FBI.
Al Qaeda rigetta ogni accusa e responsabilità, ma nelle ultime ore si sono fatte più pressanti le voci che vorrebbero quest’ennesimo atto terroristico quale il risultato della rinnovata presenza di nuclei di estremisti medio-orientali negli USA.Silvia Dal Maso