Non solo Boston, ma anche Mogadiscio. Scenari di terrore nelle due città sconvolte dagli attentati

Creato il 17 aprile 2013 da Ilnazionale @ilNazionale

17 APRILE – Il terrorismo colpisce ancora, oltre che a Boston, anche la Somalia, Mogadiscio in particolare. Gli integralisti shabaab, che appartengono all´omonimo gruppo insurrezionalista islamico da tempo legato ad Al  Qaeda, hanno infatti causato appena tre giorni fa una strage nei pressi del tribunale aggiungendo ad un´ormai macabra lista ben 30 vittime e più di 50 feriti. Il massacro ha visto anzitutto l´esplosione di 6 kamikaze nei pressi del Palazzo di Giustizia, mentre altri tre avevano indossato le divise della polizia e sarebbero stati assassinati dalle stesse forze armate durante i disordini verificatisi subito dopo, nel clima di panico generale. Nella stessa giornata, a poche ore di distanza, un’autobomba ha inoltre causato una nuova carneficina sulla via che conduce all´aeroporto della capitale somala. In questo caso è stata colpita un´autovettura della Mezzaluna rossa, ente parallelo alla Croce Rossa quindi anch´esso impegnato nelle operazioni di soccorso sanitario e sociale alle popolazioni arabe.

La motivazione dell´attentato pare fosse, nel primo caso, quella di punire gli “infedeli” riunitisi nelle aule di giustizia del tribunale, tutti soggetti legati al neonato stato del Corno d´Africa, la cui esistenza è stata recentemente riconosciuta anche dal Fondo monetario internazionale. L´attentato contro il convoglio umanitario si spiegherebbe, invece, quale chiaro segnale del gruppo terroristico islamico rivolto a varie organizzazioni internazionali, tra le quali la stessa Unione Africana. “Continueremo a lottare finché la Somalia non sarà libera dagli invasori” hanno ribadito espressamente i terroristi legati ad Al Qaeda, attraverso il loro portavoce Sheikh Ali Mohamed Rage.

Stupisce la precisione maniacale con cui gli shaabisti perseguono il loro progetto di morte. Circa un mese fa, infatti, avevano causato altri 10 morti attuando un´esplosione nei pressi del palazzo presidenziale, in un puzzle dell´orrore che ad ogni nuovo atto pianificato dal terrorismo internazionale suscita terrore in chi vive e lavora in Somalia. Segnale, secondo il capo di stato Hassan Sheikh Mohamud, che i terroristi cercano di attuare un estremo piano di sopravvivenza, dopo la perdita dei centri di potere interni ad Al Qaeda e la conseguente incertezza sulla linea d´azione da seguire.

La notizia di questa ennesima carneficina è stata in parte eclissata da quella dell´attentato che ha colpito Boston, sia per il fatto che la Somalia appare agli Occidentali come una terra lontana e già martoriata dalle lotte fratricide, sia perché la strage di Boston ha riportato alla memoria l´11 settembre 2001 ed il panico che ne conseguì. Senza pensare che esista un “piano del terrore” a livello globale, appare tuttavia chiaro che le guerre si combattono sempre più spesso ricorrendo a nemici invisibili, che si volatilizzano dopo aver piazzato strategicamente qualche bomba nei luoghi ad alta frequentazione o alle manifestazioni più sentite dalla gente.

Nel caso di Boston, finora, si sa solo che gli ordigni questi sarebbero stati fabbricati artigianalmente con delle bombole a pressione nelle quali erano stati collocati chiodi, esplosivo e un cellulare necessario ad innescare l’esplosione. Erano quindi bombe rudimentali, fabbricate spendendo pochi dollari in un qualsiasi supermercato statunitense. Resta ora il bilancio delle vittime: tre morti tra i quali una studentessa universitaria, un bambino e una donna di 29 anni originaria di una cittadina a nord di Boston. Poi, ancora, 176 vittime, delle quali la metà é stata ormai dimessa, ma 17 persone restano tutt’ora gravi.

Sebbene il presidente Barack Obama abbia ripetuto a gran voce che “Gli Americani non si fanno terrorizzare”,  la vicenda assume i toni cupi dell’attentato politico nel quale, molto probabilmente, i pianificatori avevano di mira il governatore, letteralmente “seduto sulla bomba” stando agli ultimi rilievi dell’FBI.

Al Qaeda rigetta ogni accusa e responsabilità, ma nelle ultime ore si sono fatte più pressanti le voci che vorrebbero quest’ennesimo atto terroristico quale il risultato della rinnovata presenza di nuclei di estremisti medio-orientali negli USA.

Silvia Dal Maso


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