L'uso di ammirare gli alberi in fiore, però, è nato con gli ume 梅 (nome scientifico: Prunus mume), che danno il meglio tra fine febbraio e fine marzo.
A Kyoto, il Kitano Tenman-gū, dedicato a Sugiwara no Michizane - che nutriva un particolare amore per questo albero - è il posto ideale per godere di un'esplosione di bianco, rosa e rosso da togliere il fiato.
Davanti a una visione così perfetta ho pensato che nessun fiore, nemmeno i tanto celebrati sakura, potesse reggere il confronto. Poi, dopo aver visto ieri il primo ciliegio sbocciato all'improvviso, ho capito che il nome dell'albero non fa differenza, è semplicemente qualcosa in grado di trapassarti da parte a parte, sempre la bellezza, sempre precaria e destinata a svanire in fretta.
Oggi ho chiesto a un amico: "Ogni anno voi giapponesi diventate malinconici in primavera?", ma la risposta la conoscevo già, la sensazione ce l'avevo già dentro di me. Ancora prima che i petali cadano, ancora prima che i fiori sboccino, mi sento come se avessi perso qualcosa di importante e irrecuperabile.
[questo post è ispirato alla bella iniziativa primaverile Tweet your hanami, organizzata da Biblioteca giapponese, Traduzioni & Giappone, Moustaches, Francesca Scotti, Wander in Japan e Giappone per tutti]