Non solo troll: Thale (2012)

Creato il 13 febbraio 2013 da Silente

Norvegia, colore, 76 minuti  Regia: Aleksander Nordaas  Sceneggiatura: Aleksander Nordaas 
Già, non solo troll e foreste innevate dalla Norvegia, la ricchezza del suo particolare folklore è infatti ispirazione per questo strano horror, pellicola essenziale eppure a suo modo ambiziosa, limitata ma custode di un fascino crudo e morboso che ne lascia in qualche modo impresso il ricordo.
Si parla di una creatura della foresta, la cosiddetta huldra, una splendida fanciulla dotata di coda di dragonballiana memoria, catturata da una sorta di mad doctor e dimenticata in un vecchio laboratorio – spunto quindi semplice semplice ma non banale, ed è sufficiente osservare l’eleganza di Nordaas nello schivare le grazie di Silje Reinamo, che recita nuda per tutto il film senza mai mostrare nulla, per rendersene conto. Ma è chiaro che il film parte da presupposti che si staccano dai soliti connotati cari al genere, in fondo si inizia con un’ironia esageratamente macabra che dipinge i due protagonisti, di mestiere pulitori di scene del crimine, mentre vomitano e si deridono sarcasticamente su un abbondante letto di sangue – impossibile pertanto non aspettarsi il meglio dopo un prologo tanto stravagante.
Ambientato quasi interamente in uno stanzino polveroso, tre attori intenti a scambiare pochi dialoghi e lunghi sguardi tra il perplesso e lo scioccato, Thale mostra potenzialità sicuramente notevoli per un regista/sceneggiatore così giovane, si notano sforzi e un certo talento nell’ingabbiare una trama esile in una struttura complessa e matura, ma forse troppo compiaciuta di sé nei lunghi, lunghi silenzi, che a tratti insinuano il sospetto di essere soltanto facile metodo per allungare il girato e raggiungere un minutaggio quantomeno decente. Ma se nella prima parte di questi 76 minuti si trovano momenti ispirati sia sul piano psicologico (bellissimi e significativi i dialoghi nel loro essere comunque così spartani) che su quello prettamente cinematografico grazie a un buon meccanismo di mistero e di astuta, nebbiosa narrazione (molto interessante scoprire cosa sia realmente la creatura femminile), Nordaas si lascia poi prendere eccessivamente la mano, sbrodolando ingenuamente tra ricatti scientifici, natura vendicativa e pessima, pessima CG per mostrare, con nessuna grazia, proprio ciò che non andava assolutamente mostrato.
Ma va bene così, si apprezza il poco che si ha, restano infatti discrete impressioni e, più che altro, il nome del giovane filmaker norvegese sul taccuino – con un po’ di esperienza sulle spalle potrebbe riservare gradite sorprese in futuro.   

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