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Non sono "disagi tipicamente italiani", piuttosto "tipicamente romani". L'ennesima lettera sul confronto Roma-Milano. Scatenatevi

Creato il 01 dicembre 2013 da Romafaschifo
Nata e cresciuta a Roma, l'ho lasciata a malincuore da un paio di anni per trasferirmi a Milano, quel posto di "solo la nebbia, c'avete solo la nebbia" e della cosa più bella è "der treno pe' tornà a Roma". Quel treno che in 3 ore scarse ti porta praticamente all'estero. Sì perché qui per tanti versi sembra di stare all'estero e piano piano ti rendi conto che tutti quei disagi che credevi tipicamente italiani, in realtà sono tipicamente romani. 
Penso che il confronto con Milano sia particolarmente interessante perché non andiamo a rapportare Roma a modelli stranieri e non solo geograficamente lontani come Londra o New York. Confrontiamo la nostra città con un'altra realtà italiana con la stessa superficie (non comunale, ma urbana) e con un numero uguale o forse lievemente maggiore di abitanti.Partiamo dalla basi, dalle 3 - quasi 4 - linee di metro più il passante ferroviario destinate ad aumentare nel giro di qualche anno; dagli autobus relativamente nuovi, puliti, i cui tempi d'attesa sono segnati in pannelli presenti in tantissime fermate. Tempi d'attesa che soprattutto nel caso della metro sono ridottissimi: anche 2 minuti circa nell'ora di punta.Il freddo e la pioggerellina avranno confuso i milanesi, di nascita e di adozione, convincendoli di trovarsi a Londra. Non si spiega altrimenti come mai lascino scendere i passeggeri prima di salire a bordo sui vagoni della metro, come mai tengano la destra quando prendono le scale mobili al fine di lasciare una corsia per chi ha bisogno di muoversi più velocemente. Se non rispetti queste regole così basilari stai ben certo che ti viene fatto notare, del resto è sicuramente più facile chiedere ad una persona che intralcia il passaggio di spostarsi, impossibile se quelle persone sono la maggior parte, là subentra la rassegnazione, quella che il romano wannabe-civile conosce bene.Vi voglio raccontare la storia di un pregiudizio, che mi ha portata purtroppo a stupirmi nel vedere più di una volta dei ragazzi rom che viaggiavano in metropolitana come passeggeri, non come borseggiatori o estorsori. C'è poi un'altra questione legata alle abitudini. Ricordo che appena arrivata mi stupivo di come diverse persone in metro tenessero il portatile acceso sulle gambe. Proviamo a farlo a Roma, poi però andiamo a ricomprarcelo al mercatino del rubato di San Giovanni in Laterano, quello di fronte alla Cattedrale di Roma, quinta scenica del racket. Stesso discorso per i tablet, io sono intimamente convinta che da un momento all'altro arriverà qualcuno a sfilarlo di mano al proprietario, loro no. Dal discorso sulle abitudini a quello sugli orari: una amica romana mi viene a trovare e non è sicura di raggiungere casa mia in metro, magari prenderà un taxi dice, dato che si muoverà tardi, per le 9-10 di sera. Inizialmente penso sia impazzita, poi mi ricordo che quando abitavo a Roma difficilmente mi sentivo tranquilla a prendere da sola i mezzi, la metro soprattutto, dopo le 9. Qui torno intorno alla mezzanotte con i mezzi pubblici e insieme a me viaggiano tante altre persone. Persone normali.In questi anni a Milano ancora non sono riuscita a vedere un cassonetto, dubito che esistano. Qui la raccolta della spazzatura la fa il singolo condominio e i contenitori, piccoli, non sono mai posizionati sulla strada, ma sempre in qualche cortile. Le strade sono più decorose e non c'è nessuno che li svuota per rubare metallo o altro spingendo carrelli del supermarket ricolmi di immondizie. Mobili e oggetti ingombranti abbandonati in strada hanno spesso attaccato un foglio di carta, passerà l'Amsa a ritirarli durante la notte, gratuitamente, previa prenotazione su internet.Il livello di pulizia, almeno in centro, è molto più alto. La motivazione è sempre la stessa: la gente è più civile. Certo i cestini non sono collocati a distanza di kilometri e generalmente li si trova vuoti e non strabordanti. Fortunatamente tornando a Roma mi sono accorta che sapevo ancora camminare con passo spedito mantenendo comunque la capacità di evitare le varie cacche lasciate sul marciapiede; è come lavarsi i denti o andare in bicicletta, non si dimentica.Non mi dilungo oltre perché potrei andare avanti ancora a lungo. So cosa penserà il romano medio leggendomi: brava, "si te piace tanto 'sta Milano restace". Come vorrei invece che esistesse un modo per trapiantare lo stesso senso civico, le stesse abitudini, la stessa efficienza, a Roma. Gaia S.

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