NON SONO I BELLISSIMI DI RETE 4 – Un americano a Parigi

Creato il 07 gennaio 2014 da Fabioeandrea


Un americano a Parigi… Un film che praticamente nessun italiano conosce perché sono più propensi a ricordare il più ignobile Un americano a Roma con Alberto Sordi… Il film durante il quale io spero sempre che, nel momento in cui un particolarmente odioso Sordi, nelle vesti di Nando Mericoni, pronuncia la fatidica frase «Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io me te magno, ahmm!» rivolto al piatto di pasta, ci si strozzi…

Qui, invece si parla di policromia affascinante e di visionari omaggi al mondo dell’arte figurativa e, in particolare, a quella pittorica. Roba impegnativa, certo… Ma pur sempre leggera per il genere nel quale questo film muove i suoi passi… di danza: trattasi, infatti, di musical statunitense, di classe 1951.

Un musical di Vincent Minnelli che sancì definitivamente la grandezza del ballerino-attore Gene Kelly (il quale nome, in automatico, scatena in me il sottofondo musicale di XanaduXanaduuuu Xanaaduuuuuuuuu) e la sua straordinarietà di coreografo.



Motivi dell’etichetta CAPOLAVORO?

1. Sceneggiatura. La trama, se posso dirlo, se mi si permette, è trita è ritrita. In linea di massima, si potrebbe semplificare con: a Lui piace Lei e anche a Lei piace Lui, solo che Lei deve sposare l’Altro e Lui è corteggiato dall’Altra. Ecco. Ma andiamo più nello specifico. Dopo il Secondo Conflitto Mondiale, il soldato americano Jerry Mulligan decide di rimanere a Parigi per seguire il suo sogno di diventare un pittore. Tramite un amico, conosce lo chansonnier Baurel che gli racconta quanto ami la giovanissima Lisa. Mentre Jerry è corteggiatissimo da una ricca compatriota, incontra proprio Lisa in un locale, ma non sapendo che fosse effettivamente lei, e stringe amicizia con la giovane… Scatta il colpo di fulmine, ma Lisa sceglie comunque di sposare Baurel, pur contraccambiando l’amore per Jerry. Malgrado il soggetto sia così così, è la sceneggiatura di Alan Jay Lerner a dare freschezza al tutto.






2. La sequenza onirica. Anzi la famosissima sequenza onirica. In pratica, Jerry, deluso dalla scelta di Lisa di sposare Baurel, sogna di ballare con lei in un mondo di musica e colori… e qui parte l’originalità e tutto il cuore del film. In una cornice cromatica che ha rimandi direttissimi con la pittura, si testimonia la freschezza della vena creativa di Vincent Minnelli e di Gene Kelly, supportati dalla fotografia di Alfred Gilks e di John Alton, dalla scenografia di Cedric Gibbsons, Preston Ames, E.B. Willis e Keogh Gleason, dai costumi di Orry-Kelly, Walter Plunkett e di Irene Sharaf, dai montaggi di Adrienne Fazan, ma soprattutto dalle musiche di George e Ira Gershwin. È una delle sequenze più colorate della storia del cinema e volute fortissimamente da Minnelli che omaggiò il blu, il rosso e il bianco della bandiera francese in un trionfo di coreografie. Lunga 17 minuti, costò ben 450 milioni di dollari e fu ritenuta un’impresa folle, soprattutto per gli omaggi a Dufy, Van Gogh, Renoir, Utrillo e Toulouse-Lautrec al suo interno, nonché alla pazza idea di riassumerci dentro tutta la trama del film. Il balletto fu preparato durante una pausa forzata della lavorazione (la seconda protagonista, Nina Foch, aveva contratto la varicella).


3. La regia. Vincent Minnelli dà il meglio del meglio. Nel 1951, dopo aver terminato il drammatico Madame Bovary e la commedia Il padre della sposa, decide di tornare al musical (al quale aveva già lavorato, fra l’altro con Gene Kelly, in Il pirata, dirigendo sua moglie Judy Garland). Malgrado non ci sia un perfetto equilibrio fra storia e partitura musicale (la colonna sonora era di Johnny Green e di Saul Chaplin), lavorando gomito a gomito con Kelly, riuscì a convincere i produttori a finanziare il film facendo proiettare per loro Scarpette rosse di Powell e Pressburger, da lui molto amato e al quale rese omaggio. La tecnica, le inquadrature… ah… magnifique!





4. Leslie Caron. La stellina di questo film. Kelly l’aveva scovata nel corpo di ballo del Roland Petit quando aveva solo 15 anni. Il suo ruolo, che è quello di Lisa, sarebbe dovuto andare a Cyd Charisse o Marge Champion, ma entrambe dovettero rinunciare (la Charisse perché era incinta), e così lui segnalò la ragazza ai produttori… Il resto è storia!






Fabio Secchi Frau


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :