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Non sono migrazioni: è un ESODO, intervista a PAUL COLLIER di Maria Antonietta Calabrò, in Corriere della Sera 22 marzo 2015

Creato il 24 marzo 2015 da Paolo Ferrario @PFerrario

 lei ritiene che dobbiamo ripensare le politiche migratorie? In quale modo concreto?
«Sì, penso che dovremo farlo. Abbiamo bisogno di gestire le migrazioni in modo da non sottrarre ai Paesi poveri le persone più brillanti e più ricche di energia. Perché altrimenti anche la migrazione in se stessa contribuirà a crearne ancora, a prolungare ulteriormente la durata del fenomeno. Il nostro interesse stretto sarebbe il contrario, cioè accogliere i più brillanti e i migliori; ma questo vorrebbe dire sottrarre talento da dove è più necessario. La cosa più utile che possiamo fare, invece, è quella di accogliere i giovani brillanti, addestrarli, lasciarli lavorare temporaneamente da noi, ma con l’accordo che poi dovrebbero tornare indietro per aiutare le loro società».

Fenomeni come l’estremismo e il fanatismo sono in aumento. Pensa che il multiculturalismo abbia fallito?
«Noi non pensiamo mai a questo. Credo che l’integrazione sociale sia più preziosa di quanto fin qui compreso. Avere persone con culture radicalmente diverse dalla nostra va bene quando i numeri sono piccoli, ma produce tensioni quando questi numeri continuano a crescere».

I Paesi ad alto reddito diventeranno sempre più multirazziali?
«Non a tempo indeterminato. No. Raggiungeremo un equilibrio della diversità in cui le diaspore di migranti presenti da noi si integreranno tanto velocemente quanto i nuovi migranti che arriveranno».

Da un lato, le élite politiche hanno a che fare con le paure e i bisogni dei loro elettori; dall’altro con gli studi degli economisti. Il risultato finora è una grande confusione. Come se ne esce?

«Penso che gli effetti economici dell’immigrazione sulla popolazione ospite siano così piccoli che non sono una buona base per decidere cosa fare».

L’ultimo libro di Paul Collier: Exodus. I tabù dell’immigrazione (Laterza)

tutta l’intervista qui:

Notizie di libri e cultura del Corriere della Sera.


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