Senza voce, con la gola che brucia. I libri dimenticati. Lavorare, ma solo a fasi alterne. Le annate buone e le annate cattive. Amare e odiare, perché non è poi così facile riuscire a non portare rancore, a trasmettere ottimismo, autostima, coraggio, conoscenza (almeno un po'), onestà, qualche bella parola. Ricordarsi di non essere lunatica (non ci riesco). Saper ascoltare se si vuole essere ascoltati (anche questo mica è facile). Lottare contro la burocrazia. Guerreggiare per avere le fotocopie, i libri, i materiali che servono. A volte anche la carta igienica. Arrabbiarsi col ministro, col governo, con le riforme - perché nessuno sa e nessuno capisce cosa vuol dire armarsi di pazienza e di un pizzico d'amore alle 07:58 ogni mattina, indipendentemente da quello che ti è successo a casa, dalla tua vita che magari va a rotoli. Perdere le penne in continuazione e scroccare il bianchetto all'alunno impeccabile del primo banco - perché ti dimentichi (sempre) di comperarlo.
Rincorrere i giorni, fare acrobazie sul calendario. Scrivere e dare i numeri. I voti come caramelle. Non è mica questo ciò che importa, alla fine di tutto.
Le chiacchiere coi colleghi, discutere (troppo spesso) dell'andamento di quella classe così rumorosa e turbolenta. La pausa caffè (troppo breve). L'intonaco che si stacca dal soffitto. I muri delle aule scarabocchiati. I fogli che si perdono. I compiti in classe che pesano nella borsa. Ancora la burocrazia - che fa smarrire il tempo e l'anima.
I tagli al riscaldamento, le polemiche sull'orario.
E poi c'è altro. C'è sempre molto altro... Non si può descrivere così... In poche parole e senza la giusta dose d'affanno.