Sabato scorso è stato il clou di un periodo in cui ho tinto intensamente.
All'inizio ero partita con poco: noce e iperico, roba di stagione. Poi, spinta anche dal fatto che avevo compagnia, mi sono allargata: alkanna, rosa, karkadé (ibisco), robbia e legno rosso del Brasile.
Alcuni esperimenti sono venuti decisamente bene. Per esempio, la mordenzatura a freddo con l'allume e le tinture col noce nelle sue varie declinazioni (con aggiunta di ferro arrugginito o in pentola di rame non stagnato).
Altri esperimenti, invece, sono decisamente falliti.
L'alkanna ha prodotto un colore inguardabile.
Il karkadé, lungi dal dare i viola promessi, ha tinto di color nocciola. Bellissimo, ma non è viola.
La rosa era troppo poca per tingere: aspetteremo la fioritura dell'anno prossimo, sono certa che la mia Papa Meilland mi darà moltissime soddisfazioni quando avrà attecchito.
L'iperico ha tinto di verde la bellissima matassa filata dal mio amico Luca, ma il tentativo di ricavarne i famigerati quattro colori (verde, rosso, marrone e giallo) ha prodotto solo due matasse gialle.
Una delle due, una fantastica Rowan Purelife regalatami da un'amica, si è gloriosamente tinta di color aragosta in un bagno ricavato da avanzi di robbia e legno rosso del Brasile.
Per l'altra, una bellissima matassa di pura lana ricavata da un rocchettone industriale, avevo approntato un bagno di robbia e legno rosso già bolliti una volta, seccati e riutilizzati.
Non so come né perché, ma si è tinta di verde. Ma verde verde, mica una cosa appena accennata. Un gran bel verde.
Forse è stato l'iperico della tintura precedente (magari non l'ho sciacquato bene). Forse il fatto che la matassa non fosse stata mordenzata neanche in precedenza (mentre quella della Rowan sì). La pentola non può essere, perché è di smalto ed era pulita.
Insomma, un mistero. Da indagare, decisamente.