Non tutti gli uomini

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Abbiamo recentemente parlato dell’articolo di Adriano Mazzola sulla non-esistenza del femminicidio. Non starò qui a sottolineare quanto ingenuamente il femminismo sia stato inserito malamente tra i vari -ismi, che con esso e la sua ontologia non hanno nulla a che vedere. Non starò qui nemmeno a ribadire la grave mancanza del giornalista, che nel riportare dati quantitativi presi come valori assoluti, li ha estraniati dal contesto di riferimento e non li ha rapportati con altri dati utili ad inquadrare gli eventi, studiandone quindi anche le cause. Non ci interessa infatti quante donne o uomini siano stat* uccis* di per sè, se in Italia muoiano più femmine o più maschi. A noi interessa indagare chi ha ucciso e perchè. Solo così si potrà inquadrare e delineare il fenomeno femminicidio e studiare quali dinamiche sociali lo legittimano.

L’analisi che voglio fare è, quindi, sulle parole dell’articolo che più lasciano l’amaro in bocca, perchè fanno capire quanto sia mistificata la nostra opera di sensibilizzazione ai temi del rispetto e della reciprocità tra generi sessuali. Purtroppo questo avviene ancora da parte di moltissimi uomini:

La donna da noi gode di piena tutela ed ogni altro messaggio è falso e tendenzioso.

Dunque di quale femminicidio stiamo parlando? Di quale sopraffazione stiamo discutendo? Di quale disparità stiamo ciarlando? Di quale emergenza si ciancia? Una tale campagna di disinformazione determina comportamenti e condotte sessiste ovvero risposte sproporzionate, irragionevoli, non meditate, infondate. Che poi pagheremo tutti con una assurda guerra tra sessi. E’ questo che vogliamo? Un Paese continuamente spinto verso le divisioni, le distinzioni, gli scontri? Quelli fisiologici (tra onesti e disonesti) non si affrontano e quelli farlocchi si montano ad arte. Non ci si stupisce certo, in un Paese nel quale gli onesti vengono additati come diversi e i ladri dominano e svettano, impuniti.

Queste parole sono accuse mosse al genere femminile da parte di chi ignora completmante ciò di cui sta parlando. Sostanzialmente si afferma che la donna in Italia goda di piena tutela, che ogni messaggio altro da questo risulti pertanto falso e tendenzioso e che quindi la vera forma di sessismo la eserciti il genere femminile su quello maschile. E’ quindi la donna che incentiva la guerra tra sessi, che divide, distingue, cerca lo scontro.

Il ‘femminismo’ (dottrina e movimento che si propone di rivalutare il ruolo sociale e politico della donna e di ottenere la parità civile, politica, economica della donna rispetto all’uomo, nato e affermatosi con varia fortuna nel quadro della moderna società industriale, dizionario Hoepli) che vuole combattere il ‘patriarcato’ (organizzazione familiare e sociale fondata sull’autorità assoluta del padre e sulla discendenza dei diritti e dei beni secondo la linea maschile, dizionario Hoepli) è la causa della guerra tra sessi.

Sarebbero le donne, chiedendo pari diritti e doveri per i due generi sessuali e libertà di autodeterminarsi dentro e fuori le mura domestiche, a creare incompatibili divisioni. Non le 100 morti, solo nel 2012 in Italia, causate dalla mentalità del possesso presente in molti rapporti di coppia. Evidentemente le rivendicazioni di donne che assistono a tali violenze quotidianamente sarebbero solo i capricci di chi, avendo già acquisito a pieno titolo gli stessi diritti dell’uomo (come sostenuto dal giornalista) vuole sancire la sua superiorità e purezza assoluta sull’altro genere.

Niente di più sbagliato. E forse è il caso di analizzare ancora una volta qualche punto.

Innanzitutto non sosteniamo che la donna sia in nessun modo superiore all’uomo. Non riteniamo nemmeno che il genere femminile sia più virtuoso, puro e incontaminato di quello maschile, meno aggressivo o scevro da cattiveria.

Inoltre, crediamo fermamente che esistano uomini meravigliosi, nostri compagni e fratelli.

Tutto questo non può esimerci, donne e uomini, dall’indagare la realtà e i fenomeni così come si costituiscono. Riconoscere il patriarcato non significa, in definitiva, accusare l’intero genere maschile di maschilismo e machismo. Riconsocere il femminicido non vuol dire ritenere tutti gli uomini dei potenziali assassini. Combattere la violenza di genere non si traduce nel considerare i maschi potenziali stupratori tout court.

La nostra non è una guerra per accentuare le differenze, ma una ricerca di collaborazione per capire le dinamiche che hanno portato la società di oggi ad essere quella che è, senza accuse e moralismi. Un uomo che ammette l’esistenza delle discriminazioni in base al genere non è meno uomo.

Non siamo vittime alla ricerca dell’uomo cattivo. Non cerchiamo vinti o vincitori. Quando si tratta di vita e di morte non esitono nè gli uni nè gli altri. E noi non ne vogliamo. Auspichiamo alla comunicazione tra generi, poichè chi vede in noi la ricerca dello scontro è probabilmente abbagliato dal suo stesso preconcetto nei nostri confronti. Noi infatti non attribuiaamo le differenze di genere a cause biologiche o genetiche ma a meccanismi culturali che hanno visto delinearsi le identità, femminile e maschile, in due direzioni in antitesi.

In ultima analisi vorrei che tutt* ci chiedessimo perchè molti uomini reagiscono alla trattazione di determinate tematiche mettendosi sulle difensive.

Nel 2012 sono più di cento le persone morte ammazzate a causa di un femminicidio. Questi omicidi sono avvenuti all’interno di mura domestiche e relazioni, ad opera di familiari. Non si tratta di morti causate da criminalità, lavoro ecc., fenomeni assolutmente non meno importanti e di cui bidogna parlare, ma che esulano dalla trattazione in esame (come invece Adriano Mazzola non ha intuito, mistificando i dati). Chiediamoci una volta in più perchè. Perchè all’interno delle relazioni ad uccidere sono quasi sempre uomini. NON TUTTI GLI UOMINI.



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