Nonni… da brivido: chi (e come) educa il nipote 2

Creato il 23 gennaio 2012 da Virginia Less

La tragedia della Costa Concordia è nota a tutti: ha suscitato sgomento, pietà e indignazione. I media non si sono distinti  per chiarezza e misura, come ormai sempre avviene. La spettacolariz-zazione ha regnato sovrana negli studi televisivi e l’emotività  tra gli spettatori. Il triste argomento  non sembra abbia molto a che fare con questo blog. Invece sì, purtroppo:  l’episodio che segue mi ha davvero colpita e sconfortata.

Stamattina sfaccendavo, seguendo alla radio un programma nel quale il giornalista di turno risponde alle telefonate degli ascoltatori. Non ero molto attenta e mi è sfuggito il  nome di un signore, rivelatosi poi un nonno, il quale stava dicendo (riassumo) che gli psicologi i quali hanno ammonito di non condurre i bambini all’isola del Giglio “avrebbero tutti bisogno dello psichiatra”. Infatti la sua figliola, avendoli uditi, non voleva che egli vi si recasse con  la  nipotina di otto anni, ma lui ha avuto la meglio e, preso il traghetto, è arrivato con la piccola davanti alla nave. E’ stata un’esperienza toccante: la nipotina ha compreso (o detto, non ho capito bene) di trovarsi davanti a una bara, “si è fatta il segno della croce” e poi – benché egli si sia detto non praticante – hanno pregato in chiesa.

Il giornalista, imbarazzato e  “prudente” , ha difeso la professionalità degli psicologi che prestano assitenza durante le calamità . Poi ha chiesto al nonno  per quale ragione avesse compiuto il viaggio, per giunta con una bambina. La risposta, piuttosto involuta, è stata che  desiderava “essere testimone” ; quanto alla nipote, da grande “avrebbe conservato il ricordo dell’esperienza “. Egli appartiene dunque  alla vasta categoria di persone che bloccano il traffico per vedere l’asfalto insanguinato dopo un incidente mortale, sono andate a Cogne allo scopo di fare fotografie, oppure a Perugia durante il processo della povera Meredith, e via “sciagurando”.

Spiegarne il comportamento è di competenza  degli esperti disistimati dall’ascoltatore. Io mi limito a trovare da brivido il suo:  di nonno. Menzionati cum laude per il tempo e la cura che dedicano ai nipoti, nel bel  paese tanto scarso di servizi per l’infanzia, si dà per scontato che i nonni siano comunque adatti e capaci. Non è così. Secondo me, questo nonno ha dimostrato in poche frasi  la propria “difettosità”: ignoranza e presunzione ( gli psicologi sono “matti”), prepotenza (“scavalca” la figlia, madre della nipote), suggestione mediatica (voglio esserci anch’io), imperizia pedagogica (è sicuro che il ricordo giovi alla bambina). Mi fermo qui.

La mia ovvia riflessione è che le nostre caratteristiche di base  non si modificano perché sono nati dei nipoti e possono risultare dannose.  Se, altra ovvietà, nessuno in famiglia se ne rende conto, non c’è altro da dire. Qualora però i genitori siano consapevoli, come la mamma della bambina, degli errori che i nonni commettono,  debbono far valere la loro autorità. Hanno la responsabilità delle scelte educative, non possono delegarle per acquiescenza o gratitudine. E se non è possibile ottenere una ragionevole concordanza, meglio rinunciare ( sia pure con grave sacrificio) all’ aiuto dei parenti.


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