Stamattina sfaccendavo, seguendo alla radio un programma nel quale il giornalista di turno risponde alle telefonate degli ascoltatori. Non ero molto attenta e mi è sfuggito il nome di un signore, rivelatosi poi un nonno, il quale stava dicendo (riassumo) che gli psicologi i quali hanno ammonito di non condurre i bambini all’isola del Giglio “avrebbero tutti bisogno dello psichiatra”. Infatti la sua figliola, avendoli uditi, non voleva che egli vi si recasse con la nipotina di otto anni, ma lui ha avuto la meglio e, preso il traghetto, è arrivato con la piccola davanti alla nave. E’ stata un’esperienza toccante: la nipotina ha compreso (o detto, non ho capito bene) di trovarsi davanti a una bara, “si è fatta il segno della croce” e poi – benché egli si sia detto non praticante – hanno pregato in chiesa.
Il giornalista, imbarazzato e “prudente” , ha difeso la professionalità degli psicologi che prestano assitenza durante le calamità . Poi ha chiesto al nonno per quale ragione avesse compiuto il viaggio, per giunta con una bambina. La risposta, piuttosto involuta, è stata che desiderava “essere testimone” ; quanto alla nipote, da grande “avrebbe conservato il ricordo dell’esperienza “. Egli appartiene dunque alla vasta categoria di persone che bloccano il traffico per vedere l’asfalto insanguinato dopo un incidente mortale, sono andate a Cogne allo scopo di fare fotografie, oppure a Perugia durante il processo della povera Meredith, e via “sciagurando”.
Spiegarne il comportamento è di competenza degli esperti disistimati dall’ascoltatore. Io mi limito a trovare da brivido il suo: di nonno. Menzionati cum laude per il tempo e la cura che dedicano ai nipoti, nel bel paese tanto scarso di servizi per l’infanzia, si dà per scontato che i nonni siano comunque adatti e capaci. Non è così. Secondo me, questo nonno ha dimostrato in poche frasi la propria “difettosità”: ignoranza e presunzione ( gli psicologi sono “matti”), prepotenza (“scavalca” la figlia, madre della nipote), suggestione mediatica (voglio esserci anch’io), imperizia pedagogica (è sicuro che il ricordo giovi alla bambina). Mi fermo qui.
La mia ovvia riflessione è che le nostre caratteristiche di base non si modificano perché sono nati dei nipoti e possono risultare dannose. Se, altra ovvietà, nessuno in famiglia se ne rende conto, non c’è altro da dire. Qualora però i genitori siano consapevoli, come la mamma della bambina, degli errori che i nonni commettono, debbono far valere la loro autorità. Hanno la responsabilità delle scelte educative, non possono delegarle per acquiescenza o gratitudine. E se non è possibile ottenere una ragionevole concordanza, meglio rinunciare ( sia pure con grave sacrificio) all’ aiuto dei parenti.
Filed under: Riflessioni