Nora Ephron, Non mi ricordo niente (Recensione speciale)

Da Dalailaps @dalailaps
Il giorno in cui morì Nora Ephron, io piansi.  Quando qualche mese fa seguii lo spettacolo degli Oscar e vidi il suo volto tra quelli di altri importanti personaggi hollywoodiani mancati durante il 2012, deglutii e cercai di non commuovermi troppo. Per me fu un’insegnante e sentivo davvero di volerle bene come lo si vorrebbe a una nonna o a una zia. Le affibbiai mentalmente un ruolo che si avvicina molto alla figura di “mentore spirituale” e non posso smettere di pensare che andandosene abbia privato il mondo di una creatura come ne nascono raramente.  Fu una grande donna, di quelle che fanno propria la sana consapevolezza che errare sia normale, di quelle che accettano la vita nella sua totale fatalità, di quelle che convivono con le proprie imperfezioni e ansie trovando un giusto equilibrio. Nella sua produzione c’è una caterva di sottili lezioni che si può far propria e io ho cercato di impegnarmi tantissimo in questo apprendimento: ho studiato la perspicacia delle sue battute, il suo modo di caratterizzare i personaggi rendendoli veri – unici seppur simili a qualcuno che potremmo conoscere – e quel suo saper portare la storia a un’inevitabile lieto fine facendoti comunque godere il viaggio.
Ho imparato da lei: a prendere sul personale le battute contro il genere sessuale a cui appartengo e a non rifugiarmi nella passività, ad accettare il fatto che il dolore si possa ricordare e a essere l’eroina della mia vita e non la vittima (come diceva lei stessa), ad accettare che sia normale avere borse incasinate quanto il cesto delle mutante scontate da Intimissimi.
Mi ha fatto capire quanto sia inutile scoraggiarsi, quanto siano importanti lo humour  e andare oltre, cambiare, considerando se stesse come un continuo soggetto in via di evoluzione.
Mi ha insegnato la cosa più importante, che le parole che tanto amo non sono sempre necessarie.  C'è ancora una cosa tipica di lei che ho appreso e di cui molti miei cari amici usufruiscono spesso: sono diventata quella che capisce gli altri meglio di quanto riescano a fare loro stessi. Sarebbe carino se imparassi a praticare questa cosa anche su me stessa almeno... sempre.
Non so cos'altro aggiungere perché mi emozionerei. Se si potesse ordinare da un menù quello che si vuole diventare, io direi: 
Mi porti quello che ha preso la signorina.

 


Nora ha un problema con la memoria. E non c'entra l'età. È una cosa che va avanti da quando aveva trent'anni. Ci sono le prove. I personaggi incontrati di cui non ricorda nulla. Gli eventi, anche importanti, in cui lei era in prima fila e che tuttavia non hanno lasciato traccia: le manifestazioni a Washington contro la guerra in Vietnam, la sera alla Casa Bianca in cui Nixon diede le dimissioni, almeno un centinaio di partite dei Nicks e un'infinità di concerti rock, alcuni persino leggendari. Non è stata a Woodstock, ma che differenza fa? Tanto non se lo ricorderebbe.  In questa raccolta di saggi, ci sono però anche le cose di cui Nora si ricorda benissimo. Come si fece assumere dal NY Post a ventun'anni. I tabù di sua madre. Le telefonate di suo padre. Perché finì la sceneggiatura di Harry ti presento Sally, pur avendo pensato che non valesse nulla. L'amore, l'amicizia e la perdita. La sua ricetta dei pancake alla ricotta. Ciò di cui farebbe volentieri a meno e quello di cui invece sentirà la mancanza, quando avrà davvero dimenticato tutto il resto.
Parto col dirvi che questo libro non è il massimo, e questo dovrebbe dimostrarvi almeno un pochino che in questo posto riusciamo a mettere da parte (quasi totalmente) le emozioni e a esporre pensieri privi di qualsivoglia influenza.
Quando ho iniziato a leggere questo libro ho pensato subito che immergersi nei suoi ultimi pensieri autobiografici potesse essere la via, per chi non conosce Nora Ephron, di entrare nel suo mondo e nel suo modo di narrare: la sua voce non è colma di umorismo come in altri lavori, ma questo libro resta un buon mezzo per entrare in contatto con la sua voce inimitabile, diretta, personale, sincera e molto piacevole.  La sensazione che ho avuto è stata quella di avere il permesso di leggere alcuni pezzi – 23 per la precisione – tratti dal suo diario e contemporaneamente che fosse lei a raccontarmi quelle storie, come se fossimo sedute in una caffetteria newyorchese davanti a una tazza di cioccolata calda. 
Non è un libro troppo sostanzioso e c’è poco su cui riflettere – si tratta di una rapida e curiosa lettura di intrattenimento – ma Ephron è stata capace di rendere simpatico, e triste allo stesso tempo, un argomento spinoso come quello dell’invecchiamento, che aleggia in tutti i testi raccolti in queste pagine a volte con delicatezza e altre con maggiore forza. Ciò che potrete notare da subito è che questa grande donna aveva un modo tutto suo di dipingere gli eventi, riuscendo a donare colore ai dettagli ma mantenendo uno stile semplicissimo, derivato palesemente dalla perfetta amalgama delle sue esperienze nell'intrattenimento e nel giornalismo (scrisse per Vogue e anche per il New Yorker quando a chi ci lavorava interessava davvero del suo giornale).  Consigliato a chi desidera conoscere meglio questa autrice e a chi cerca una lettura poco impegnativa: godrete del potere di una scrittura dove le opinioni non sono sempre evidenti, ma si palesano chiaramente nel potere dei dettagli.
  Gli do un 7

Nora Eprhon, Non mi ricordo niente Titolo originale: I remember nothing
160 pagine - 2011 - De Agostini - 16 €
ISBN: 978-8841868751
Traduzione di Katia Bagnoli.
Formato Rilegato

Ancora qualcosa: la pagina di Wikipedia e dell'IMDB dedicate a Nora Ephron.

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