di Martin Ritt (Usa, 1979)
con Sally Field, Beau Bridges, Ron Leibman
durata: 113 min.
Norma Rae è una giovane operaia tessile di una grande fabbrica dell'Alabama: terra da sempre ottusa, bigotta e maschilista. Vedova, sessualmente emancipata (due figli da due relazioni diverse), sgobba dieci ore al giorno in ambiente malsano e ostile, sia per le terribili condizioni di lavoro che per i pregiudizi dei colleghi maschi. Eppure lei non si arrende, anzi: con l'aiuto di un sindacalista arrivato dalla ben più democratica New York, si batterà come una tigre per tutelare i diritti di tutti i lavoratori. Uomini compresi.
Il film di Martin Ritt è tipico del periodo in cui è stato girato: schierato, appassionato, spudoratamente liberal. Eppure, malgrado qualche enfasi di troppo, la pellicola coinvolge e fa riflettere, nel pieno rispetto del filone del cinema d'impegno civile che spadroneggiava all'epoca. E soprattutto ha il merito di far entrare l'obiettivo della cinepresa direttamente dentro la fabbrica, cosa ancora oggi rarissima nella produzione proveniente da oltreoceano. Gran merito ovviamente va alla protagonista Sally Field (che vinse sia l'oscar che la palma d'oro a Cannes, firmando una doppietta storica), bravissima nel tratteggiare la figura di una donna, moglie e mamma idealista e testarda, capace di farsi ascoltare senza alzare la voce. E anche di svegliare molte coscienze.
Buon ottomarzo.